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                   Da molti 
                  anni il momento del rinnovo contrattuale ha connotazioni 
                  completamente diverse dal passato, e del tutto anomale dal 
                  punto di vista delle finalità. 
                  Nella 
                  preistoria sindacale, quando i Sindacati rappresentavano i 
                  diritti dei lavoratori (economici e non), il  momento del 
                  rinnovo contrattuale costituiva, a livello generale, lo 
                  strumento per destinare parte della produttività raggiunta nel 
                  Paese e della ricchezza prodotta , anche 
                  ai lavoratori salariati.  
                  Impresa 
                  non facile, considerato che i rapporti di forza sono da sempre 
                  sbilanciati dalla parte padronale, ed anche di fronte a 
                  profitti e produttività alti, si cerca fino all’ultimo di 
                  risparmiare sul lavoro. 
                  Ma 
                  nonostante non fosse impresa facile, si lottava per questo: 
                  la redistribuzione della ricchezza anche a chi non aveva 
                  potere di dettare le regole. 
                  Il salario 
                  veniva già adeguato all’inflazione tramite lo 
                  strumento della scala mobile, ed in più
                  con il rinnovo contrattuale si puntava ad 
                  aumenti veri, ad avere una quota della 
                  ricchezza prodotta. 
                  Da un certo 
                  momento in poi, scomparsa anche la scala mobile, il rinnovo 
                  contrattuale è andato progressivamente a perdere la 
                  connotazione sociale predetta, e, soprattutto dopo gli 
                  Accordi di luglio 1993, è diventato uno strumento con cui si 
                  cerca semplicemente di avvicinare il salario alle quote perse 
                  con l’inflazione, per di più programmata e non reale.
                  Abbiamo detto si cerca, perché questo nemmeno questo si 
                  fa realmente. 
                  Perdere 
                  di vista la mutazione genetica di questo 
                  importante momento di rivendicazione sociale, significa poi 
                  credere a tutte le fandonie sui nababbi dei dipendenti 
                  pubblici, sulla necessità di tirare la cinghia per tutti i 
                  salariati (ma solo quelli e solo alcuni, le 
                  fasce alte si regalano aumenti del 250% e oltre: vedi 
                  recentemente i vertici Inpdap, vedi Parlamentari e Magistrati, 
                  Forze armate ecc…, per non parlare dei profitti di impresa). 
                  Anche di 
                  questa mutazione  dobbiamo ringraziare i Sindacati Confederali 
                  e la Concertazione. 
                  
                  La morale è una sola: 
                   
                  
                  Basta con concerti e balletti: i 
                  lavoratori tornino a lottare per i propri diritti!! 
                  
                   Senza sposare in pieno il punto 
                  di vista della controparte 
                  
                  E’ ancora l’unico modo 
                  
                  Alleghiamo uno dei comunicati precedenti alla firma del 
                  Protocollo sul Contratto, in cui la RdB denunciava il baratto 
                  tra poche lire e la mobilità e riduzione del personale, cosa 
                  che poi si è puntualmente verificata. 
                  
                  
                  24 maggio 2005 - 
                  Comunicato RdB 
                  CUB Pubblico Impiego 
                  
                  
                  Pubblico Impiego: No a qualche spicciolo in più 
                  come merce di scambio per la mobilità selvaggia 
                  
                  
                  Il rinnovo dei contratti pubblici si trasforma 
                  in farsa. Dopo 17 mesi dalla scadenza del 2° biennio 
                  economico, Berlusconi tira fuori dal cilindro il coniglio 
                  della mobilità selvaggia in cambio di pochi spiccioli e Cgil, 
                  Cisl e Uil che minacciano sciopericchi, sono alla ricerca di 
                  una concertazione al ribasso.  
                  Ma il rinnovo del biennio economico non deve essere il 
                  momento contrattuale deputato solo al recupero e incremento 
                  (sempre più improbabile) salariale delle buste paga? 
                  Porre la discriminante del pacchetto sulla mobilità per 
                  concedere 3 euro in più di quanto previsto in Finanziaria, 
                  attraverso un accordo che comprenda anche materie diverse da 
                  quelle economiche è un atto di arroganza che butta all’aria le 
                  regole di contrattazione previste nel 2° biennio. 
                  Il teatrino vergognoso di questi mesi è orchestrato per 
                  favorire e confezionare nell’incontro del 26 maggio a Palazzo 
                  Chigi, un altro accordo bidone sul modello "febbraio 2002"? 
                  La RdB/CUB ha già fatto presente al governo la propria 
                  indisponibilità a firmare qualsiasi accordo che preveda solo 
                  pochi spiccioli aprendo così la strada alla mobilità selvaggia 
                  e alla cancellazione di migliaia di posti di lavoro.  |