Firmato, il 30 luglio, accordo che consente la riconversione del personale da un profilo professionale in esubero ad un altro, anch’esso in esubero, al fine di ottimizzare l’utile impiego del personale. 

IL GIOCO DELLE TRE CARTE!

L’Amministrazione, con la motivazione che le dotazioni organiche degli Enti sono “desuete” , quindi in disuso, e non corrispondenti alle reali necessità, risolve i  problemi scatenati da una ristrutturazione, per la quale è stata richiesta ed ottenuta una delega che concede al Ministro della Difesa fino a 36 mesi di tempo per portare a termine il progetto (esautorando, di fatto, il Parlamento delle sue prerogative), avviando processi di riconversione anche nel caso di eccedenza organica nell’Ente nel profilo professionale verso il quale si richiede il passaggio.

Questa ristrutturazione, lungi dall’essere quello di “migliorare” il servizio e di “ottimizzare” l’utile impiego del personale senza alcun beneficio reale per il servizio e men che meno per i lavoratori salvo qualche remota promessa di ricomprensione  nelle (molto) future piante organiche, ha lo scopo di togliere le castagne dal fuoco costituite da inderogabili ed evidenziate esigenze di servizio con manodopera “interna” la cui mancanza è motivo di doglianza da parte dell’Amministrazione “costretta” a rivolgersi a ditte esterne con possibile danno, per assicurare il servizio.

Quest’ultima affermazione, contenuta nell’accordo, da sola, contraddice il pilastro fondamentale su cui si regge tutta la filosofia che permea il progetto ristrutturativo della Difesa  che questo governo ha ricevuto, quale gradita eredità, dal precedente esecutivo: fare ampio ricorso alle procedure di acquisizione di beni e servizi in outsourcing ed e-procurement, per liberare risorse umane e finanziarie da impegnare nei reparti operativi; accelerare le dismissioni del patrimonio demaniale della difesa; come da dichiarazione, ultima in termini temporali,  in fase  di esame del documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2003-2006 in Commissione Difesa il 17 luglio scorso da parte di illustre oratore di maggioranza. Nessun accenno alla riconversione al civile degli Enti dimessi che per professionalità, mezzi e dislocazione troverebbero sì utile impiego nella protezione civile, nella valorizzazione dei beni culturali del Paese o nei servizi di pubblica utilità.

Al di là di risibili motivazioni quindi si è, ancora una volta, da parte di tutte le OO.SS. (tranne RdB), controfirmato un accordo che non porta alcun vantaggio ai lavoratori, non li tutela in alcun modo e, cosa grave,  accetta in modo subalterno e rinunciatario di considerare persa la partita sugli esuberi quando ancora esistono spazi per riproporre, attraverso la mobilitazione dei lavoratori, una prospettiva che non sia quella della mobilità.

Per consentire a tutti di giudicare in modo autonomo e con la propria testa, riproponiamo lo stralcio di un punto, secondo noi fondamentale, di quanto riportato nel citato accordo, rendendoci disponibili a fornire a quanti lo richiederanno copia integrale di tutto l’accordo.

“Il problema è suscettibile di ulteriore aggravamento a causa della revisione dell’organico in corso. Le future tabelle organiche, infatti, prevederanno una generalizzata contrazione dei posti previsti per la posizione economica B1, facendo venir meno gli spazi di eventuale riconversione proprio nella posizione economica nella quale si avverte tale esigenza.”

Ci asteniamo da ulteriori considerazioni riconfermando la volontà, subito dopo i mesi estivi, di saldare le lotte dei lavoratori della Difesa , per la riqualificazione vera di tutto il personale e la sicurezza del posto di lavoro, con quella più generale di tutto il pubblico impiego contro lo smantellamento dei servizi pubblici e la precarizzazione del posto di lavoro avviando un percorso per costruire una grande giornata di lotta nazionale che rilanci sul piano dei diritti e del salario contro qualsiasi progetto neo concertativo che tenti di scaricare sui dipendenti le conseguenze di disfunzioni organizzative che proprio non è possibile ascrivere alle responsabilità dei lavoratori!

Roma, 19 agosto 2002                                    RdB Pubblico Impiego – Coord. Difesa