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 Arsenale Marittimo di Taranto  | 
    
      
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       Nella
      giornata del 13 u.s la nostra O.S. ha partecipato all’incontro, tenutosi
      presso il Ministero della Difesa, sul perdurante stato di crisi
      dell’Arsenale militare marittimo di Taranto. L’incontro, frutto dell’autoconvocazione che ha portato a manifestare alcune centinaia di lavoratori partiti da Taranto ed approdati davanti alla sede del Ministero in via XX Settembre a Roma, non avuto esito alcuno, come ampiamente prevedibile, si è risolto in una, ormai noiosa, riproposizione delle richieste di informazione sulla sorte delle centinaia di esuberi che lo stabilimento di Taranto paga in ossequio alla firma del protocollo siglato nel 1998 contro il quale la nostra organizzazione ha espresso, a suo tempo, un giudizio fortemente negativo non firmandolo e mettendo in guardia i lavoratori dalle possibili ricadute ai loro danni. Il generale Moccia, capo di gabinetto del Ministro Martino, è stato l’evasivo l’interlocutore di una delegazione composta da numerosi rappresentanti delle istituzioni locali, dei partiti politici, delle sigle sindacali territoriali e nazionali ed alla presenza delle On. Deiana (PRC) e Pisa (DS) componenti della Commissione Difesa che hanno accolto i lavoratori al loro arrivo accompagnando la delegazione. L’affollata riunione che si è dipanata sugli sperimentati binari di vacue rassicurazioni paternalistiche da una parte e di pressanti richieste dall’altra, si è conclusa in appena mezz’ora a testimonianza della mancanza di qualsiasi risposta.            
      Giudichiamo grave il disinteresse dei vertici politici del
      Ministero la cui mancanza, ha testimoniato in che conto si tengano le
      sacrosante rivendicazioni dei lavoratori oltre che a caratterizzarsi come
      una vera e propria scortesia istituzionale nei confronti degli
      amministratori locali presenti in forza che, ricordiamo per inciso, per la
      maggior parte sono espressione del medesimo “colore politico” di chi
      governa questo Paese. Anche
      quest’iniziativa, ultima in ordine di tempo di una serie infinita che si
      è snodata nell’arco di due anni, come detto, ha mostrato la granitica
      volontà governativa di non confrontarsi con le rappresentanze dei
      lavoratori e di non consentire alcuna interferenza nei propri progetti. Rivendichiamo
      il percorso unitario posto in essere negli ultimi due anni assumendo la
      nostra parte di responsabilità sulle decisioni e gli atti conseguenti ma,
      giudichiamo improponibile, per il futuro continuare su questa strada.  Prendendo
      atto delle difficoltà oggettive che hanno condizionato le scelte operate
      sino ad oggi, che persistono ed anzi si aggravano di giorno in giorno,
      siamo convinti che sia urgente dare a questa vertenza un carattere più
      radicale, più propriamente di lotta, come è nella nostra tradizione. Non
      crediamo sia necessario attendere altre risposte, che verranno solo quando
      sarà troppo tardi, ci bastano le dichiarazioni pubbliche e reiterate che
      troppo chiaramente esprimono la tendenza che si vuol perseguire. Concludendo,
      per quello che ci riguarda, l’anno che si chiude ha rappresentato, nella
      realtà dell’Arsenale di Taranto, il massimo sforzo unitario in cui ci
      siamo mai impegnati arrivando a sacrificare la nostra identità in nome di
      una compattezza da opporre alla controparte lasciando ad altri le luci
      della ribalta, non pretendendo alcuna visibilità particolare, lavorando
      sempre per unire, mai per dividere; oggi tracciando un bilancio
      dell’attività comune e delle tantissime cose fatte, rileviamo a fronte
      di un’unità mai riscontrata prima tra le istituzioni, le forze
      politiche, sociali e sindacali, in una parola tra la città intera ed i
      lavoratori dell’Arsenale una mancanza assoluta di riscontri da parte del
      Ministro Martino. Per
      tanto, ci proponiamo di verificare, in tempi brevi, la sussistenza di
      possibili condivisioni su quanto espresso riservandoci, anche in mancanza
      di ciò, di ripartire nel nuovo anno con una capillare consultazione dei
      lavoratori assieme ai quali decidere i tempi ed i modi possibili delle
      iniziative a difesa di ogni posto di lavoro. p/
      il Coordinamento Nazionale Difesa  Luigi Pulpito  |