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Il rovescio della Medaglia
(sull'accordo di Palazzo Chigi)

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L'accordo sottoscritto nella notte tra venerdì e sabato tra il Governo dei miliardari e tutte le Confederazioni rappresentative nel Pubblico Impiego, con l'unica eccezione della RdB/CUB, rappresenta la più grave sconfitta per i lavoratori pubblici degli ultimi anni:

§        un passo indietro spaventoso in termini salariali;

§        l’apertura gravissima di un processo devastante di riduzione degli organici e mobilità;

§        un passo avanti nel definitivo smantellamento della pubblica amministrazione.

I dati statistici sulle retribuzioni dell’ultimo periodo, sulla media della P.A., sono stati conteggiati sugli aumenti del Ministero degli Esteri e del Ministero della Difesa (prendendo anche come riferimento gli stipendi dei nostri “colleghi militari”) che hanno portato l’Istat a denunciare nei primi mesi 2005 una crescita drogata delle buste paga pari al 3,5% ed hanno offerto il fianco alla campagna forsennata di Confindustria, Governo e associazioni datoriali contro i lavoratori pubblici.

Le risorse stanziate per il rinnovo di questo contratto sono irrisorie rispetto alla perdita reale del potere d’acquisto dei salari, quantificata da autorevoli centri studi in un 15% in due anni.

Ebbene, l’accordo prevede un incremento percentuale lordo in tutti i comparti pubblici del 5,01% che, partendo da un livello retributivo diverso da comparto a comparto, significa un aumento differenziato. Si va, quindi, dai 120 euro lordi al Parastato, passando per i 100 dei ministeriali per arrivare ai 90 degli Enti Locali.

Ma attenzione!! Del 5,01% d’aumento concesso, il 0,5% è stato estrapolato dagli aumenti base e dovrebbe essere distribuito come salario accessorio, andando a lievitare i fondi delle amministrazioni destinati ad incentivare la produttività.

Di fatto, quindi l’aumento concesso in paga base è del 4,6%, una briciola in più di quanto (il 4,3%) da tempo era offerta come limite invalicabile per gli incrementi economici. Facendo due rapidi conti l’aumento medio netto in paga base si aggira intorno ai 50 euro, una debacle economica per i lavoratori che aspettavano da circa 18 mesi il loro legittimo recupero stipendiale ma soprattutto non ci sono e saranno stanziate con la prossima Finanziaria ed erogate presumibilmente a 2006 inoltrato.

E' un contratto auto-finanziato poiché il Governo, tagliando del 5% la spesa per il personale pubblico dagli organici con l'ultima Finanziaria 2005, ha concordato il cosidetto aumento del 5,01% che in realtà è un aumento dello 0,1%, annunciano in più altri tagli per 60 mila posti di lavoro. La sostanza è un aumento dei carichi di lavoro a parita' di salario reale e l'aumento dei disservizi''

Davvero un pessimo accordo, una purga a lento rilascio, i cui effetti si avranno nei prossimi mesi quando si apriranno i tavoli negoziali di settore e quando il Governo deciderà di presentare il conto dei 3 euro graziosamente concessi chiedendo di modificare sostanzialmente, peggiorandoli, gli assetti attuali della pubblica amministrazione.

“Fortunatamente”, nonostante l’amarezza della Cisl, non si è aggiunta la beffa della “revisione dei modelli contrattuali” (vedi accordo “Patto per l’Italia”) che avrebbe significato una Waterloo ancora peggiore.

Come in tutti i protocolli che negli anni si sono succeduti, purtroppo anche in questo caso, le cose non scritte e sottintese sono ben più pesanti di quelle scritte.

La disponibilità delle Confederazioni concertative ed autonome a mettere mano alle attuali modalità di contrattazione, accogliendo l'esigenza di governo e confindustria di allungare la vigenza normativa ed economica, facendo sparire il biennio economico, lo scippo del contratto diventa certezza è forse il più grave sul piano generale, apre la strada all'attacco al contratto nazionale di categoria e alla contrattazione integrativa non solo nel pubblico impiego ma in tutte le categorie, puntando anche ad impedire che sul piano aziendale vengano stravolti e migliorati gli accordi nazionali attraverso il protagonismo diretto e le lotte dei lavoratori e riducendo ulteriormente il ruolo delle RSU.

Il Protocollo punta inoltre a mettere un definitiva pietra tombale sulla richiesta che ormai sale fortissima d’assunzione degli ormai 350.000 precari presenti nella pubblica amministrazione; è ovvio che se l'intenzione reale è quella di operare un ulteriore drastico ridimensionamento del numero dei dipendenti pubblici a tempo indeterminato, almeno 110.000 posti di lavoro stabili in meno, ai precari si vuole negare qualsiasi possibilità d’assunzione stabile.

Riappare, sotto la veste d’incrementi di produttività, la valutazione meritocratica che negli anni scorsi, a fronte di aumenti di produttività veri e pesantissimi già realizzati proprio a causa delle forti scoperture di organico, ha consentito ai dirigenti di assumere potere assoluto sull’erogazione clientelare del salario accessorio.

La RDB/CUB, che ha rifiutato di sottoscrivere l'accordo per il rinnovo del contratto del pubblico impiego, lancia il referendum tra i lavoratori pubblici "con l'obiettivo di raccogliere centinaia di migliaia di NO" all'intesa e decide di proclamare uno sciopero generale con manifestazione nazionale a Roma, in occasione della presentazione del Dpef e della legge Finanziaria 2006.

                                      RdB/CUB P.I. Coordinamento Nazionale Difesa

Roma, 30 maggio 2005

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