| 
                   
                  Questo è il trattamento che 
                  anche quest’anno il governo Berlusconi sta riservando alle 
                  future generazioni, proseguendo con le cartolarizzazioni
                  e l’operazione “vendi e affitta” 
                  (cosiddetto Lease-back). 
                  
                  E’ la misura più significativa 
                  dell’azione di questo governo, la cui filosofia può essere 
                  tradotta in “meglio un uovo oggi che cento galline domani”. 
                  
                  E’ di questi giorni, infatti, la 
                  notizia legata alla vendita di caserme, fari ed altra 
                  logistica, un tempo del Ministero della Difesa, che oggi sono 
                  “cedute” in mani private.   
                  
                  Si sta concretizzando in questo 
                  ministero il progetto di privatizzazione che in passato aveva 
                  avuto una partenza in tono strisciante e mascherato, ma che si 
                  prepara a manifestarsi con sempre più chiarezza e disumanità. 
                  E’ la vendita degli immobili legata all’esternalizzazione 
                  delle lavorazioni, la cui naturale conseguenza è la riduzione 
                  di personale: meno lavoro/meno personale = più immobili/più 
                  denaro. 
                  
                  Negli ultimi cinque anni le 
                  spese militari (il bilancio della Difesa è di circa 20 
                  miliardi di euro!!) hanno subito degli aumenti annuali di 
                  diverse centinaia di milioni di euro. 
                  
                  Ma a cosa servono i miliardi di 
                  euro che ogni anno versiamo nella casse della Difesa? 
                   
                  
                  Il 25% per l’acquisto di nuove 
                  armi, il 25 % per le spese correnti e il 50% in stipendi di 
                  cui  
                  
                  -         
                  
                  €. 6 miliardi e 907 milioni per 
                  il personale militare 
                  
                  -         
                  
                  €. 1 miliardo e 121 milioni per 
                  il personale civile   
                  
                  A questo si aggiungano i fondi 
                  speciali pari a  €. 1 miliardo e 200 milioni per le missioni 
                  all’estero 
                  
                  E’ chiaro il divario di spesa 
                  alla luce delle reali necessità lavorative dove la dottrina 
                  della guerra preventiva (che non condivideremo mai!!) prevede 
                  continui interventi militari in varie aree del mondo e, sempre 
                  più, le attività delle forze armate sono le missioni fuori dei 
                  confini nazionali.  
                  
                  Al momento sono impegnati circa 
                  9.800 militari e questo significa una necessità d’impiego di 
                  circa 30.000 uomini, ma non comprendiamo l’esigenza di una 
                  dotazione di 190.000 unità in relazione al Nuovo Modello 
                  Difesa se non a giustificare un’elevata presenza di graduati e 
                  a sopperire alle scarse vocazioni che ispira il servizio 
                  militare nell’aumentare lo stipendio o dare incentivi come la 
                  garanzia del posto di lavoro o della casa. 
                  
                  Al contrario, il personale 
                  civile viene da anni sottoposto a continui scippi sia sotto il 
                  profilo lavorativo, assegnando a ditte appaltatrici i compiti 
                  istituzionali per il quale è da sempre utilizzato, sia sotto 
                  il profilo economico, con accordi sindacali che continuano a 
                  non riconoscere l’elevata professionalità (pari se non 
                  maggiore a quella militare) e merito salariale, favorendo così 
                  la sostituzione in un futuro quanto mai prossimo della 
                  componente civile con quella militare, snaturando e 
                  trasformando il ruolo difensivo e civile 
                  di questo ministero, recuperando così immobili e basi 
                  logistiche da mettere in vendita.  
                  
                  Non sono nuove entrate, ma la 
                  trasformazione del patrimonio pubblico in denaro sonante. 
                  
                  Nel caso del vendi-affitta, lo 
                  Stato vende l’immobile di un edificio pubblico che ospita un 
                  ministero o altri uffici pubblici, incassa i soldi della 
                  vendita e inizia a pagare il canone dello stesso immobile 
                  alienato a qualche banca o società finanziaria. E’ un modo per 
                  farsi anticipare un po’ di soldi che sono restituiti con il 
                  pagamento del canone e, alla fine però, lo Stato avrà alienato 
                  un bel po’ di suo patrimonio pubblico a beneficio di società 
                  immobiliari, banche e privati speculatori. 
                  
                  Da questa operazione il governo 
                  pensa di incassare 4 miliardi di euro e altri 3 miliardi pensa 
                  di ottenerli dalla vendita di circa 1500 km di rete stradale, 
                  introducendo il meccanismo del “vendi e riaffitta”. 
                  Non è ancora chiaro se la società che comprerà farà pagare 
                  pedaggi, o se viceversa riceverà dallo Stato dei pedaggi-ombra 
                  sulla stima delle vetture circolanti: però una cosa è chiara, 
                  con una mano lo Stato incassa e con l’altra gradualmente 
                  ripaga. Un’operazione ragionieristica che serve per far 
                  quadrare i conti con soldi freschi ma non incamera nuove 
                  risorse, aggravata da un aggiramento delle più elementari 
                  norme di contabilità, per cui non si potrebbe considerare 
                  entrata ordinaria ciò che per definizione è straordinario. 
                  
                  Un’operazione di privatizzazione 
                  ai danni del cittadino. Un’operazione ai danni dei lavoratori 
                  civili della Difesa. 
                      RdB/CUB P.I. Coordinamento Nazionale 
                  Difesa 
                  
                  Roma, 24 giugno 2005  |