ACCORDO FEBBRAIO 2002
Il testo ed il commento RdB

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 Per un salario europeo, per sollecitare immediati investimenti sul servizio pubblico, per combattere contro lo spezzettamento del servizio camuffato da decentramento, contro le privatizzazioni, le esternalizzazioni e l’outsourcing, per combattere ogni tentativo di precarizzare il mondo del lavoro - dalla modifica dell’articolo 18 l.300/70 alla decontribuzione diffusa…

L’accordo del 4 febbraio, stretto dal Governo (Fini/Frattini) e da CGIL-CISL e UIL nel Pubblico Impiego non risolve alcuno di questi problemi, nonostante i loro volantini di proclamazione dello sciopero facessero riferi­mento proprio ad essi.

 Vogliamo, momentaneamente, sorvolare su alcuni aspetti di politica generale, a partire dal ruolo di Fini, a discapito di Maroni, nella questione, per arrivare alla completa inutilità dei cosiddetti sindacati autonomi. 

Questo documento, preparato dall’Esecutivo Nazionale RdB-PI Agenzie Fiscali, ha lo scopo di leggere, ad uso e consumo dei nostri delegati, (e di chiunque sia interessato a provare a capirci qualcosa), nel dettaglio l’accordo cercando di spiegare perché, secondo il nostro punto di vista, riteniamo che peggiori la situazione del Pubblico Impiego e, quindi, di tutto il mondo del lavoro…Per fare questo, nelle prossime pagine inseri­remo il testo dell’accordo con, a fronte, la nostra analisi.

 MA, PRIMA DI ENTRARE NELLO SPECIFICO DEL TESTO, UNA PRECISAZIONE TECNICA IMPORTANTISSIMA, RESA NECESSARIA ANCHE DALLE NOTIZIE SCORRETTE CHE STA DIFFONDENDO LA STAMPA.

 QUESTO PROTOCOLLO DI INTESA NON E’ UN CONTRATTO

 I SINGOLI CONTRATTI DI CATEGORIA DOVRANNO ESSERE DISCUSSI ALL’ARAN (Agenzia Rappre­sentanza Negoziale), DEFINITA DAL DECRETO LEGISLATIVO 29/1993 COME SOGGETTO DI INTER­MEDIAZIONE NELLE TRATTATIVE CONTRATTUALI.

SARA’ SOLO LI CHE SI CAPIRA’ COSA VOGLIONO DIRE, IN PRATICA, LE COSE SCRITTE NELL’ACCORDO, ANCHE SE, COME VEDRETE, UNA IDEA CE LA SIAMO FATTA.


PROTOCOLLO D’INTESA GOVERNO-SINDACATI

 

Il Governo e le sottoscritte organizzazioni sindacali, all’esito di un proficuo confronto, hanno concordato quanto segue:

IL COMMENTO DELLE RdB

1. La stagione negoziale 2002-2005 per il personale delle amministrazioni di cui all’art. 1, co. 2, e 3, co.1, del d.lgs. 165/2001, dovrà confermare integralmente i contenuti del protocollo Go­verno-Sindacati sulla politica dei redditi del 23/7/1993, l’impianto contrattuale, nonché il sistema di relazioni sindacali complessivamente definito con il decreto legislativo 165/2001 e con i CCNL.

Il d.lgs. 165/2001, più volte citato, è il testo che riassume il d.lgs. 29/1993 e le sue successive modificazioni. Il personale a cui si fa riferimento è :

Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunita' montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale.


L’accordo del 23/7/1993 è il cosiddetto Accordo di Luglio 1993. Pur non citando chiaramente la “Concertazione”, che di tale accordo era l’ossatura, si ribadisce il rispetto di tale pratica, tra l’altro richiamata sia dal d.lgs. 165/2001, che da tutti i contratti di Pubblico Impiego.  
Il ribadire tale pratica, se per qualcuno può essere un successo, per noi è la conferma che ci troviamo di fronte ad un ruolo sindacale improprio, fatto di partecipazione e condivisione, piuttosto che di rappresentanza di interessi, storicamente e logicamente, contrapposti.

 

La Concertazione, infatti è un processo attraverso il quale il sindacato concorda (e condivide) preventivamente col Governo obiettivi e finalità e poi va a spiegarli, (ed imporli) a lavoratrici e lavoratori, invertendo la logica della rappresentanza. Il sindacato dovrebbe concordare con lavoratrici e lavoratori la posizione da assumere e poi, sulla base del mandato ottenuto, andare a discutere col Governo… forse siamo un po’ all’antica, ma per noi la rappresentanza significa questo.  

Ma c’è di peggio. La nuova concertazione, quella che emerge da questo accordo, è al ribasso. Sia sul piano economico che su quello delle privatizzazioni. Come vedremo, le scelte del Governo non si concordano, si accettano, limitandosi a chiedere un posto al tavolo per discuterne le modalità di applicazione…

2. Per quanto, inoltre, concerne gli obiettivi della stagione negoziale 2002-2003, le Parti concordano sulla necessità di difendere, secondo i criteri richiamati al punto 1, il potere d’acquisto delle retribuzioni con il contratto nazionale e sull’opportunità di destinare, con i criteri definiti dai CCNL, una quota delle risorse finanziarie all’incentivazione dell’efficienza del servizio e della produttività.

Qui troviamo la prima conferma di questo ragionamento. Non si parla di recupero dell’inflazione (ne pregressa ne futura), ma si concorda su una formula meno vincolante, ovvero sulla “necessità di difendere il potere d’acquisto delle retribuzioni”. Gli effetti di queste pratiche? Già li conosciamo. Lo stipendio di un dipendente di Area C, del Ministero delle Finanze, oggi (forse) Agenzie Fiscali ha seguito dal 1990 al 2000 questo andamento (la riga superiore è il valore nominale degli importi percepiti, quella inferiore è il valore d’acquisto degli stessi):  

Il grafico è stato ottenuto inserendo gli importi dei modelli 101 (ora CUD) – e quindi comprensivi delle risorse finanziarie dedicate all’incentivazione. E’ da tener presente che il Ministero delle Finanze è da considerarsi un Ministero “ricco” avendo una delle indennità di Amministrazione più elevata. Questa situazione, comune a gran parte degli impiegati, è frutto dell’accordo riguardante il costo del lavoro e di un contratto di 4 anni saltato senza rinnovo. Lo stipendio del 2000 è nominalmente inferiore a quello di dieci anni prima, e, se si considera l’inflazione, la perdita del potere d’acquisto della retribuzione supera gli 11 milioni annui (perdita di oltre il 30%).- L’ISTAT infatti conferma una “perdita” media, nello stesso periodo di oltre 8 milioni annui. E’ una flessione che non trova alcuna spiegazione. Nello stesso periodo, infatti, il PIL dell’”Azienda Italia” è cresciuto di circa il 30% e l’occupazione è rimasta quasi invariata, inserendo però moltissime figure di lavoro atipico. La Politica dei Redditi a chi ha giovato? Anche questa è la Concertazione: un continuo gioco al ribasso. Anche in questo accordo, come negli ultimi dieci anni, gli (eventuali) stanziamenti, per stessa ammissione di chi lo ha sottoscritto, non bastano a garantire inflazione programmata e recupero di quella pregressa. Non solo. Ci troviamo di fronte ad un ulteriore aberrazione. Sarebbe logico che tali importi finissero in busta paga proprio per difenderne il potere d’acquisto. Invece no. 
Si concorda che una quota (quota prevalente, dirà più avanti l’accordo e sottolineerà in tutte le TV, il Ministro Frattini) sarà destinata a finanziare “l’efficienza del servizio e della produttività”: i Fondi Unici di Amministrazione, gestiti come tutti sappiamo.

3. Le Parti riaffermano lo spirito e i contenuti delle riforme che, attraverso la "contrattazione" dei rapporti di lavoro, l’introduzione di logiche e criteri condivisi nei contratti basati sulla responsabilità e l’efficacia del funzionamento delle amministrazioni pubbliche, la distinzione tra funzioni di indirizzo degli organi politici e funzioni di amministrazione concreta e di gestione dei dirigenti hanno mirato a promuovere una maggiore efficienza, economicità ed efficacia delle pubbliche amministrazioni.

In tale spirito, le Parti riaffermano il carattere centrale e irrinunciabile di una chiara ripartizione di ambiti tra legge e atti pubblicistici, da un lato, e contrattazione collettiva e sistema di relazioni sindacali, integrato da altre forme di partecipazione sindacale, dall’altro lato, secondo le linee generali che si sono consolidate con il d.lgs. 165 e con i contratti collettivi.

Coerentemente con quanto sottolineato al punto 3, il Governo si impegna a confor­mare la propria attività al rispetto di quanto previsto dall’art. 2, c. 2, del d.lgs. 165/2001, attualmente in vigore, che afferma la prevalenza della contrattazione rispetto alle disposizioni di legge, fatte salve le riserve di legge stabilite dallo stesso decreto legislativo. Pertanto, il Governo si impegna, anche nel rapporto con il Parlamento, ad evitare che si producano interventi in ambiti di competenza della contrattazione. L’impegno ribadito con il presente protocollo sarà altresì sottolineato per quanto concerne il Governo, in una direttiva del Presidente del Consiglio a tutti i Ministri da formalizzare con apposito atto da rendere pubblico nelle forme di rito.

Altra dichiarazione di intenti, in cui, politicamente, si afferma che si condividono i metodi e i contenuti del decreto legislativo 29/1993 e segg.. E’ curioso però che proprio questo accordo sia in palese contrasto con tali contenuti, cercando di svuotare, per certi aspetti, la contrattazione che, come stabilito proprio dalle norme che si richiamano, si dovrà svolgere tra ARAN e Organizzazioni Sindacali maggiormente rappre­sentative.

Sulla base di tali norme (artt.47 e 47bis d.lgs 29/1993) le RdB sono maggior­mente rappresentative in 6 comparti del Pubblico Impiego (su dieci). Sarà su quei tavoli che, secondo la norma, si deciderà il vero contenuto dei contratti. Sarà su quei tavoli, e nei posti di lavoro, che, non vincolati da questo pessimo accordo, rilanceremo fortemente la necessità di garantire stipendi europei e di­ritti certi a tutti i dipendenti.

Per la parte riguardante la ripartizione degli ambiti di legge e atti pubblicistici, ed in particolare, la prevalenza di questi ultimi, come di fatto, è stato ricordato nello stesso accordo, è questione già affrontata dal legislatore ed è, quantomeno bizzarro, che si debba sottoscrivere un accordo in cui il Governo si impegna al rispetto delle leggi… ed addirittura che verrà emanata una “direttiva del Presidente del Consiglio a tutti i Ministri” per ribadire questo concetto.

Si tratta chiaramente di un inutile proclama che qualcuno, siamo certi, cercherà di spendersi politicamente. Infatti, volendo ritenere questo Governo come inaffidabile e non intenzionato a rispettare le leggi, ci si chiede che garanzia si abbia invece riguardo al rispetto dell’accordo. Se invece si ritiene questo Governo affidabile e rispettoso delle leggi diviene inutile ribadire il concetto…

d.lgs 165/2001 Art.2, comma 2. I rapporti di lavoro dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono disciplinati dalle disposizioni del capo I, titolo II, del libro V del codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro subordinato nell'impresa, fatte salve le diverse disposizioni contenute nel presente decreto. Eventuali disposizioni di legge, regolamento o statuto, che introducano di­scipline dei rapporti di lavoro la cui applicabilità sia limitata ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche, o a categorie di essi, possono essere derogate da successivi contratti o accordi collettivi e, per la parte derogata non sono ulteriormente applicabili, salvo che la legge disponga espressamente in senso contrario.

4. In particolare, e per le prospettive immediate, il Governo si impegna a perseguire il sopra detto criterio di riparto degli ambiti di competenza legislativa e contrattuale dell’ulteriore corso dell’iter legislativo del disegno di legge di riforma della dirigenza statale, modificando quanto in quel disegno di legge confligge con ciò che è contenuto nel presente protocollo ed in particolare confermando pienamente il ruolo ed i contenuti del contratto collettivo vigente nei vari aspetti di garanzia per le due fasce. Le parti concordano, ferme restando le attuali norme sulla rappresentanza, che la disciplina dell’area della vicedirigenza e di quella dei professionisti e ogni altra iniziativa riguardante gli inquadramenti del personale sono di competenza della contrattazione. I relativi fondi dovranno essere aggiuntivi rispetto a quelli previsti per i rinnovi contrattuali. Il Governo valuterà, altresì, i possibili correttivi e le integrazioni del citato d.d.l., per sostituire l’attuale previsione normativa – secondo cui la nuova disciplina trova applicazione per i dirigenti non titolari di funzioni dirigenziali generali, previa verifica dei risultati conseguiti – con una facoltà di avvicendamento, sia nell’ambito di funzioni "di line" che "di staff", con la conseguente applicazione delle procedure contrattuali all’uopo previste.

Qui si parla del d.d.l. sulla vice-dirigenza. Il Governo non rinuncia al progetto. Che ap­pare come acquisito – e condiviso - anche dai sindacati firmatari.

Quello che importa è che la sua disciplina – si afferma - venga riportata alla contrattazione (“ferme restando le attuali norme sulla rappresentanza”). In questo caso la partita si gioca su quello che viene chiamato spoil-system, le nomine e le conferme dei dirigenti. Un meccanismo nel quale esiste la concorrenza diretta tra governo e sindacati e che, evidentemente, entrambi si vogliono spendere, forse in termini clientelari, cer­tamente di colonizzazione del potere.

In sostanza, il Governo riconosce al sindacato la titolarità di “concertare” ruoli e modalità di avvicendamento dell’assurda figura di coloro che verranno inseriti nell’area della Vice Dirigenza.

Siamo certi che proveranno a rivendersi il fatto che le risorse per retribuire tali figure devono essere extra-contrattuali.

La verità è che con il decreto sulla vice dirigenza si elimineranno molti dirigenti (ed i relativi investimenti contrattuali) per far svolgere il loro ruolo (individuati a rotazione?, con concertazione?) - da soggetti che guadagnano il 15-20% di quanto guadagnano loro e a cui sarà garantita una sorta di indennità con stan­ziamenti extra-contrattuali… Magari ricontrattati ogni anno.

Non siamo certo di fronte ad una grande conquista, né sul piano economico né su quello della garanzia dei diritti…

5. In sede di discussione in Parlamento del collegato ordinamentale, coerente­mente con quanto affermato ai punti 3 e 4, il Governo presenterà proposte, come ri­chieste dalle OO.SS., finalizzate a ricondurre alla contrattazione il rapporto di lavoro del personale dei Beni Culturali di cui all’art. 33 della legge finanziaria 2002.

Per quanto riguarda il trattamento del personale infermieristico, il Governo ribadisce che tale ambito costituisce applicazione del già richiamato principio contenuto nel citato art. 2, co. 2, d.lgs. 165.

Per quanto concerne il personale dipendente degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, il Governo si impegna a presentare un’apposito emendamento soppressivo relativo all’A.C. n. 2122-bis, volto a espungere dall’art.24, comma 1, lett. c, le parole "con contestuale passaggio al rapporto di lavoro privato"

In questo caso il Governo non assume alcun vero impegno, se non quello di presentare proposte in Parlamento a riguardo. Quello che emerge chiaramente è l’avvallo sindacale ad una serie di questioni importantissime sul fronte delle privatizzazioni.

Si parla di ricondurre alla contrattazione il rapporto di lavoro del personale dei Beni Culturali previsto dall’art.33 della finanziaria che prevede di:

dare in concessione a soggetti diversi da quelli statali la gestione di servizi finalizzati al miglioramento della fruizione pubblica e della valorizzazione del patrimonio artistico”.

In sostanza, si accetta che la gestione di tali servizi finisca al di fuori dello Stato. Va evidenziato inoltre che la contrattazione del Comparto Ministeri, a cui si fa riferimento, prevede, grazie all’ultimo accordo “concertato” il 16 maggio scorso, svariate figure di lavoratori flessibili, dal “solito” precario al lavoratore interinale…

Si ribadisce che il personale infermieristico, seppur mantenendo la precarietà in pectore di tale figura, e non contestando  i processi di esternalizzazione in corso, rimane (evidentemente a tempo) personale pubblico a cui si applica la contrattualizzazione del rapporto di lavoro.

Per il personale dipendente degli Istituti di ricovero, inoltre, c’è un altro impegno del Governo a presentare un emendamento che lo  salvi dal passaggio al rapporto di lavoro privato (???) . Un ulteriore impegno a presentare un emendamento… Tra l’altro, il citato articolo prevede:

la trasformazione degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto pubblico, esistenti alla data di entrata in vigore della presente legge, in fondazioni di rilievo nazionale, aperte alla partecipazione di soggetti pubblici e privati e sottoposte alla vigilanza del Ministero della salute”.

Questo passaggio non viene messo in discussione. Per cui chiedere un emendamento relativo alla per­manenza del personale nell’ambito pubblico è una contraddizione in termini… solo qualcosa da spendersi in termini di propaganda.

6. In relazione agli interventi normativi sulla razionalizzazione e la riforma degli enti pubblici di cui all’art. 28 della legge finanziaria 2002, tenendo conto dell’esigenza di perseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di riduzione del complesso della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche, di incremento dell’efficienza e di miglioramento della qualità dei servizi, il Go­verno riconosce l’importanza di valutare adeguatamente, fermo l’interesse della generalità dei cittadini alle migliori e più economiche modalità di erogazione dei servizi, anche gli interessi dei lavoratori dipendenti degli enti coinvolti dai mutamenti in questione a salvaguardia dei livelli occupazionali. A tal fine il Governo, preventivamente all’adozione dei relativi provvedimenti, attiverà entro 30 giorni un tavolo di permanente confronto con le OO.SS., finalizzato a definire parametri di efficacia, di efficienza, di economicità e qualità delle prestazioni pubbliche, che in ogni caso vanno garantite e le tipologie dei servizi da escludere. Parte integrante di tale valutazione è l’impatto sulla domanda di servizi pubblici, nonché le ricadute organizzative ed occupazionali sul personale.

Per quanto riguarda l’attuazione dell’art. 29 della finanziaria, il tavolo permanente avrà ad oggetto l’esame dei criteri generali e attuativi relativi alle conseguenti ricadute occupazionali.

Il Governo, tramite il Ministro per la Funzione Pubblica, promuoverà accordi contrattuali per prevenire eventuali eccedenze di personale, individuando le condizioni economico-normative necessarie alla soluzione di eventuali problemi occupazionali.

 

 

 

 

 

Questo è uno dei punti più importanti (in negativo) dell’accordo. Per comprendere questa affermazione è necessario leggere quanto è presente nell’art.28 della finanziaria 2002:

Al fine di conseguire gli obiettivi di stabilità e crescita, di ridurre il complesso della spesa di funzionamento delle amministrazioni pubbliche, di incrementarne l’efficienza e di migliorare la qualità dei servizi, con uno o più regolamenti, da emanare ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Governo, su proposta dei Ministri dell’economia e delle finanze e per la funzione pubblica, di concerto con il Ministro interessato, individua gli enti pubblici, le amministrazioni, le agenzie e gli altri organismi ai quali non siano affidati compiti di garanzia di diritti di rilevanza costituzionale, finanziati direttamente o indirettamente a carico del bilancio dello Stato o di altri enti pubblici, disponendone la trasformazione in società per azioni o in fondazioni di diritto privato, la fusione o l’accorpamento con enti od organismi che svolgono attività analoghe o complementari, ovvero la soppressione e messa in liquidazione, sentite le organiz­zazioni sindacali per quanto riguarda i riflessi sulla destinazione del personale.

Altrettanto grave il riferimento all’art.29 della finanziaria – dalla cui applicazione (visto che va tutto bene) l’accordo lascia presagire, e forse qualcosa in più, “ricadute organizzative ed occupazionali sul personale”:

Le pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, nonchè gli enti finanziati direttamente o indirettamente a carico del bilancio dello Stato sono autorizzati, anche in deroga alle vigenti disposizioni, a:

  • acquistare sul mercato i servizi, originariamente prodotti al proprio interno, a condizione di ottenere conseguenti economie di gestione;

  •  costituire, nel rispetto delle condizioni di economicità di cui alla lettera a), soggetti di diritto privato ai quali affidare lo svolgi­mento di servizi, svolti in precedenza;

  • attribuire a soggetti di diritto privato già esistenti, attraverso gara pubblica, ovvero con adesione alle convenzioni stipulate ai sensi dell’articolo 26 della l.23 dicembre 1999, n. 488, e successive modificazioni, e dell’articolo 59 della l.23 dicembre 2000, n. 388, lo svolgimento dei servizi di cui alla lettera b).

Se l’azione combinata dei due articoli della finanziaria è un attacco senza precedenti all’integrità del servizio pubblico, questo problema sembra solo sfiorare i sindacati firmatari che, di fatto, cedono su questi principi e “strappano” al Governo solo quanto era già scritto in finanziaria… il confronto sull’argomento.
Insomma, non vengono messe in discussione le pratiche di privatizzazione, esternalizzazione, outsourcing e chi più ne ha più ne metta, su cui pare ci sia, da parte dei sindacati firmatari una completa condivisione. Anche in questo caso, pare che l’unico problema sia quello che le modalità che di gestione di tali processi vengano “concertate” (o addirittura cogestite) con loro.

Per uscire dal sindacalese vediamo di spiegare alcuni termini, se la spiegazione di privatizzazione è pleonastica, bisogna certo chiarire la questione esternalizzazioni e la questione outsourcing.

Con la prima si intende la pratica con la quale, gli Enti Pubblici costituiscono società di diritto privato (in genere società di capitale) per seguire alcuni settori di intervento. Il personale conferito a queste società è, di norma, quello che nell’Ente Pubblico seguiva tali settori. L’effetto immediato è che i dipendenti escono immediatamente dalla con­trattazione pubblica. L’effetto successivo è che le quote di partecipazione in tali società possono essere, dopo un breve periodo di obbligatorietà della proprietà da parte dell’Ente costituente, messe sul mercato.

Per quanto riguarda l’outsourcing, ci troviamo di fronte ad una formula ancora più avanzata, secondo la quale l’Ente, non ritenendo opportuno investire più on alcuni settori di intervento, cerca, sul mercato, alcuni soggetti, già esistenti, a cui viene conferito (con appalto, gara etc) l’intervento in tale settore. Anche in questo caso salta la tutela dei posti di lavoro e la garanzia ai cittadini che il servizio pubblico, comunque, fornisce.

7. In riferimento al processo di riforme in atto nella scuola, il Governo, per il tramite del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, attiverà, altresì, un tavolo permanente di confronto sui seguenti punti: organici, sia del personale docente che A.T.A.; piano pluriennale di investimento; tutti gli aspetti di applicazione della riforma che hanno ricadute sul personale e sull’organizzazione del lavoro. Pace sociale anche sulle riforme scolastiche. Anche in questo caso il problema della scuola è risolto attraverso la costituzione di un tavolo permanente di confronto. Non si mettono in discussione le pratiche di privatizzazione. Non appare alcun impegno da parte del Governo, salvo quello di trovare assieme ai sindacati le soluzioni gestionali più indolori… Si sposta il terreno dello scontro ad un mercimonio su numeri e nomi. Iniziamo già ad avere il sentore delle prossime “vittorie sindacali”, fatte dall’essere riusciti a limitare i tagli al personale che le riforme, così proditoriamente accettate, finiranno col comportare.
8. In relazione agli interventi normativi relativi alla delega per la riforma dell’organizzazione del Governo, nonché di enti pubblici, il Governo si impegna ad attivare un tavolo di confronto con i sindacati per quanto concerne i provvedimenti di attuazione aventi riflessi sull’organizzazione delle strutture delle amministrazioni e degli enti interessati ai processi di riordino, fusione o soppressione. Per quanto riguarda le ricadute sul personale conseguenti a questi ultimi processi di riordino si attivano le procedure di cui al punto 6. Altro tavolo, altro regalo. Anche in questo caso i sindacati firmatari non hanno nulla da dire. Hanno dato per scontato – e quindi hanno accettato - che il Governo modifichi, ancora una volta, l’assetto organizzativo del Pubblico Impiego. Basta che sia, anche qui, garantito il loro ruolo. Aspetto più eclatante della questione è la situazione Agenzie Fiscali, che i segretari confederali non hanno neppure pensato di citare. Per esse non esistono stanziamenti in finanziaria visto che i soldi per gli stipendi dovevano passare per convenzioni non ancora definite, ed oggi non c’è affatto chiarezza sulla nascita, o meno del nuovo comparto.
9. Per quanto concerne la materia previdenziale, il Governo, modificando in tale senso il contenuto della delega e ferme restando le valutazioni più generali sui contenuti manifestate dalle OO.SS., garantirà che, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica ed in armonia con il settore privato, siano contestualmente estesi, nel rispetto della specificità dei settori da valutare in un apposito tavolo tecnico, i seguenti criteri: lo smobilizzo del rateo annuale di TFR; il superamento del divieto di cumulo.

E veniamo al vero motivo per cui CGIL-CISL e UIL, secondo noi, hanno firmato l’accordo. La partita PREVIDENZA. Da anni stanno inseguendo il malloppo che il TFR (e i conseguenti Fondi pensione) dell’impiego pubblico potrebbe rappresentare (circa 1000 euro procapite annue per 3 milioni di dipendenti è una bella torta da 3 miliardi di euro all’anno).

Non sappiamo se CGIL-CISL-UIL riusciranno a papparsi tutto, con i FONDI CHIUSI (aziendali e gestiti, in prevalenza, dai sindacati) oppure se dovranno, grazie alle ASSICURAZIONI che possiedono, accontentarsi di partecipare alla spartizione di FONDI APERTI (sul mercato). Certo è che la partita è di quelle che possono valere uno scontro sull’articolo 18, che possono valere l’accettazione dello smantellamento del servizio pubblico (pur se concertato) … Chi gestisce i Fondi, non solo ha un gruzzolo enorme per le mani - con quelli che possono essere i relativi interessi personali (abbiamo visto la questione ENRON dove tutti ci hanno rimesso meno chi gestiva i soldi) – ma con questo gruzzolo, sempre crescente, sarà possibile fare speculazioni enormi. E’ qualcosa che ha un entità che è difficile immaginare. Ma invitiamo tutti a riflettere attentamente sulla questione.

10. In tema di controllo dei costi della con­trattazione integrativa, il Governo promuoverà, in relazione alla stesura dell’art. 40-bis, comma 3, del d.lgs. 165/2001 (introdotto dall’art. 17 della legge finanziaria 2002) una soluzione modificativa, preferibilmente nell’ambito del d.d.l. collegato ordinamentale, volta a contemperare il principio dell’autonomia del contratto e, quindi, anche dei contratti integrativi con il principio, anch’esso indisponibile, della compatibilità dei contratti con i vincoli di bilancio dei quali sono responsabili le singole amministrazioni.

Questo è un gioco di prestigio che, se non fosse grottesco, saremmo curiosi di andare a vedere. Il bluff dell’autonomia negoziale, su cui si scontra tutto l’impianto dell’accordo (ed anche quello del d.lgs 29/1993 o del d.lgs 165/2001) si scopre tutte le volte che si parla di soldi. Si dice, e si riafferma, controfirmato da CGIL-CISL e UIL, che si contempera l’autonomia contrattuale, con i vincoli di bilancio.

Come dire che il Governo fissa un limite di spesa al di sotto del quale ARAN, Amministrazioni e sindacati giocano al “piccolo trattativista”. Ci chiediamo veramente che senso abbia tutto questo. Non cambia in sostanza quanto definito dall’art.17 della finanziaria:

(…) Nel caso in cui i controlli e le rilevazioni di cui ai commi 1 e 2 evidenzino costi non compatibili con i vincoli di bilancio, secondo quanto prescritto dall’articolo 40, comma 3, le relative clausole dell’accordo integrativo sono nulle di diritto.

In sostanza, il Governo (e i sindacati firmatari) concordano nel non attivare una così vincolante normativa (che limita il potere contrattuale etc.etc.). Basterà mettersi d’accordo a monte sulle cifre massime…

11. Il Governo si impegna a rideterminare le risorse finanziarie per i rinnovi contrattuali e per gli adeguamenti retributivi indicati dalla legge finanziaria per l’anno in corso, allo scopo di attribuire incrementi retributivi medi complessivi, di comparto, del 5,56%. Le risorse aggiuntive dovranno in ogni caso essere prevalentemente destinate alla incentivazione della produttività dei dipendenti.

E arriviamo al botto finale dei fuochi d’artificio. Il crescendo dell’accordo arriva sulla questione contratti: stanziamenti e tempi di contrattazione.

L’accordo (grande successo) prevede che in due anni, e quindi alla fine del 2003, si possa percepire un aumento del 5,56%.

E qui, pur correndo il rischio di perderci nei meandri delle cifre, è obbligatorio fare due conti. Uno stipendio medio oggi è di 1.000 euro netti, il che significa, a regime, un au­mento, alla fine del 2003 di circa 55 euro netti mensili.

Per comprendere la portata dell’accordo a riguardo, va, innanzitutto, tenuto presente che il Governo aveva stanziato, per lo stesso periodo, in Finanziaria il 4,52 % di aumenti. Quindi ci troviamo di fronte a risorse aggiuntive, entro la fine del 2003, dell’1,04% (10 euro netti al mese !!!).

Badate bene, le risorse aggiuntive – che non sono comunque sufficienti al recupero medio del potere d’acquisto - andranno prevalentemente destinate alla incentivazione della produttività – come del resto (ricordiamo il punto 2 dell’accordo) tutti gli “aumenti”. Questo concetto, pur se già espresso, è molto importante e quindi vogliamo ribadirlo con un esempio. In un ufficio ci sono cento dipendenti che guadagnano 1000 euro netti al mese – totale 100.000 euro mensili. Alla fine dell’anno prossimo, in quell’ufficio arriveranno altri 5.560 euro netti (prima dell’accordo sarebbero stati comunque 4.452). Come saranno divisi? Secondo il merito, dice l’accordo. Per cui, potrebbe essere che qualcuno, ritenuto, con metodi e parametri da “concertare”, poco meritevole non veda il becco di un quattrino. O ancora peggio.

E’ possibile, lo abbiamo già visto spesso, che si definiscano in “concertazione” obiettivi strategici che eliminino direttamente dalla percezione dei fondi servizi specifici o che indirizzino (magari per retribuire la mobilità) i fondi solo per questioni di interesse precipuo delle Amministrazioni.

Qualcuno penserà che abbiamo fatto casi estremi. Può darsi. Ci sarà, entro due anni, sicuramente una quota fissa per tutti, con la quale, siamo certi, sarà garantita ad ognuno di noi la possibilità di acquistare un caffè al giorno, e forse addirittura un cappuccino.

Certo è che questo accordo non definisce nulla in tal senso limitandosi a parlare di cifre complessive e di principi generali.

Per questo motivo assume sempre più importanza la proposta RdB di recuperare parte di questi soldi in una 14^ men­silità.

 

FACCIAMO INOLTRE PRESENTE CHE SI PARLA DI CIFRE VIRTUALI. IL MINI­STRO TREMONTI FA SAPERE CHE I RELATIVI STANZIAMENTI SARANNO PREVISTI NEL DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE ECONOMICA E STANZIATI NELLA PROSSIMA FINANZIARIA E CHE COMUNQUE, QUESTIONI DI FORZA MAGGIORE, TIPO L’INASPRIRSI DELLA GUERRA, SU CUI CONCETTUALMENTE CGIL-CISL-UIL CONCORDANO, POTREBBERO PORTARE ALLA NECESSITA’ DI RIVEDERE TALI CONTEGGI…

 

A questo punto diviene assolutamente necessaria una considerazione sul valzer delle cifre che, come sempre, gira attorno agli stipendi dei dipendenti pubblici. Abbiamo dimostrato che tali stipendi, negli ultimi dieci anni, pur considerando le incentivazioni –conteggiate a valore medio ma che, nella pratica quotidiana, creano ulteriore forte discriminazione - hanno perso valore di circa il 25-30%. Questo, come detto, per la politica della Concertazione. E’ chiaro che chi difende questa politica non può ammettere questa clamorosa, ed evidente, sconfitta. Quindi nega la realtà.

Questo atteggiamento aggiunge, per la categoria dei dipendenti pubblici, al danno la beffa. I primi a parlare di conquiste sul piano economico (false) sono proprio quei sindacati che dovrebbero fare chiarezza. Non solo, sono quelli che, concettualmente, ribadiscono la necessità di adeguate forme di incentivazione e di disparità di trattamento economico (finanziato col recupero del potere d’acquisto salariale). E’ evidente che il risultato di tale atteggiamento sono, non solo i nostri stipendi al ribasso, ma, e forse è fatto ancora più grave, la rappresentazione dell’impiego pubblico come sacca di privilegio e in cui, o si parla di incentivazioni o i dipendenti non lavorano…

12. ll Governo si impegna ad avviare immediatamente le trattative per il rinnovo del CCNL per il personale statale contrattualizzato e degli accordi sindacali per il personale non contrattualizzato relativi al quadriennio 2002-2005 definendo, con la massima tempestività, i necessari atti di indirizzo all’ARAN, nei contenuti sia economici che normativi, e promuovendo, per quanto di competenza e in armonia con il presente protocollo, le corrispondenti iniziative dei comitati di settore per il personale non statale e i necessari interventi per il personale non contrattualizzato.

L’ultimo punto dell’accordo ci fa riflettere sul fatto che gli attuali stanziamenti in finanziaria sono, per quanto riguarda il 2002, tra i 5 e i 10 euro mensili lordi… Resteranno questi, visto che non sarà possibile stanziare altri fondi fino alla prossima finanziaria.

Aspettiamoci quindi il solito gioco sulle decorrenze. Contrariamente a quanto si afferma, infatti, sull’accordo non è scritta in nessun punto la decorrenza degli eventuali aumenti.

Per questo ci troveremo di fronte ad un contratto non firmato prima della fine di quest’anno (visto che l’ARAN afferma di non sapere ancora quali sono le organizzazioni sindacali da convocare e soprattutto se il Comparto Ministeri comprenderà o no le Agenzie Fiscali) e, c’è da giurarci, la decorrenza degli aumenti sarà calibrata per giocare sulle percentuali, e quindi, come sempre, spostata avanti nei mesi.

 PROTOCOLLO AGGIUNTIVO

Per effetto della rideterminazione delle risorse contrattuali di cui al protocollo del 4 febbraio 2002, si renderà possibile riconoscere al personale contrattualizzato dei Ministeri un beneficio medio di 195.000 lorde mensili.

Un’ultimissima, breve, annotazione riguarda il Protocollo aggiuntivo che dimostra la malafede con cui questo accordo è stato elaborato. Infatti ci si è resi conto che dal punto mass-mediatico mancava l’elemento su cui far focalizzare l’attenzione di stampa e dipendenti. Per questo si è aggiunto questo protocollo in cui, paradossalmente, e proprio a riprova di quanto diciamo, si indica una cifra in lire…

IN CONCLUSIONE L’ACCORDO :

 

RILANCIA LA CONCERTAZIONE COME METODO DELLE RELAZIONI SINDACALI – MA E’ UNA CONCERTAZIONE IN CUI I SINDACATI SONO PIU’ DEBOLI E ACCETTANO TUTTE LE SCELTE DEL GOVERNO;

 

NON GARANTISCE ALCUNA VERA AUTONOMIA CONTRATTUALE CHE CONTINUA AD ESSERE SOTTOPOSTA AI VINCOLI DI BILANCIO – SI MANTIENE IL PEGGIO DEL PUBBLICO ED IL PEGGIO DEL PRIVATO;

 

NON METTE IN DISCUSSIONE, E QUINDI LEGITTIMA CON L’APPOGGIO SINDACALE, TUTTE LE PRA­TICHE DI PRI­VATIZZAZIONE, ESTERNALIZZAZIONE, OUTSOURCING, RIFORME DEI MINISTERI E RIFORMA DELLA SCUOLA - IN CAMBIO SI CHIEDE SOLO DI PARTECIPARE ALLA GESTIONE DEI PROCESSI;

 

NON FORNISCE ALCUNA GARANZIA OCCUPAZIONALE VERA – ANZI, LASCIA INTRAVEDERE SCENARI MOLTO DIFFICILI IN UN FUTURO PROSSIMO;

 

RIAFFERMA  - A FAVORE ANCHE DEI SINDACATI FIRMATARI - IL FURTO CHE STA DIETRO AL TFR E ALLE PENSIONI INTEGRATIVE;

PREVEDE CIFRE IRRISORIE DI AUMENTO NON SUFFICIENTI A RESTITUIRE AI SALARI IL POTERE D’ACQUISTO;

IMPEGNA I FIRMATARI A SPINGERE PERCHE’, DURANTE LE CONTRATTAZIONI DI COMPARTO, PARTE CONSISTENTE DI TALI CIFRE NON VADA A TUTTI MA SOLO IN BASE AL “MERITO”;

 NON FORNISCE ALCUNA GARANZIA NE’ SUI TEMPI NE’ SUI MODI DI CORRESPONSIONE DEGLI IMPORTI.

 

Roma, 7 febbraio 2002