INTERINALE NEL PUBBLICO IMPIEGO: LA RdB NON FIRMA

 

 

La stipula dell'accordo quadro per l'introduzione del lavoro interinale nella pubblica amministrazione ha trovato una sola voce contraria, la RdB/CUB.

 

La mancata firma da parte della RdB è dovuta alla totale inaccettabilità di quanto previsto nell'accordo, sia sul piano politico generale che su quello della sua applicazione.

 

Sul piano generale è indubbio che l'introduzione dell'interinale, come delle altre forme di lavoro flessibile, oltre a segnare davvero la fine del diritto ad un posto di lavoro "stabile e sicuro", accedendo alle richieste D'Alemiane dello "scordatevi il posto fisso", segnerà anche la presenza di lavoratori a "due velocità" negli uffici pubblici.

 

Da una parte chi è stato o sarà assunto a tempo indeterminato, che manterrà la possibilità di pretendere il rispetto pieno delle tutele e delle garanzie contrattuali, e potrà lottare per migliorare la propria condizione, e dall'altra chi sarà continuamente soggetto al ricatto della propria condizione di "affittato". La presenza degli interinali sarà di fatto un forte elemento di arretramento anche degli occupati che saranno indeboliti nel proprio potere contrattuale, sapendo di poter essere sostituiti con chi tale potere non ha.

 

Sul piano più strettamente normativo, la dizione secondo cui le Amministrazioni non potranno ricorrere ai lavoratori in affitto "per sopperire stabilmente e continuativamente a carenze organiche" non impedisce certo che per lunghissimi periodi questo avvenga e che soprattutto le "situazioni di urgenza" non vengano ad essere identificate con le normali lavorazioni.

 

La RdB/CUB ha più volte denunciato il fatto che, anche se ancora in assenza dell'accordo stipulato oggi, molte amministrazioni pubbliche abbiano già utilizzato lo strumento dell'interinale proprio per sopperire alle carenze di organico, ormai strutturali in tutta la P.A., e proprio per espletare lavorazioni e compiti che sono assolutamente ordinarie.

 

Va anche ricordato che, mediamente il ricorso al lavoro in affitto, costa alle Amministrazioni circa il 30% in più del costo di un lavoratore "normale".

 

 

Roma, 9 agosto 2000                                                                        

 

p/Coordinamento nazionale

Pierpaolo Leonardi