PERCHE’ I LAVORATORI DEL TRIBUNALE  E DELL’UFFICIO DEL GIUDICE DI PACE DI ROMA SONO IN ASSEMBLEA SIT-IN

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Questa Organizzazione Sindacale si fa interprete del malessere riferito dai lavoratori della Giustizia del Tribunale e degli Uffici del Giudice di Pace di Roma e denuncia le insostenibili condizioni lavorative che caratterizzano gli uffici del polo giudiziario più grande d’Europa.

Le scelte amministrative riguardanti l’organizzazione del lavoro e la gestione del personale vengono operate dalla Dirigenza in spregio della normativa sia  contrattuale che pattizia vigente e, soprattutto, senza un preventivo confronto con i lavoratori e le OO.SS.

Gli addetti alle cancellerie ed agli uffici hanno tentato, più volte, di esternare i propri disagi  ed i continui disservizi  rapportandosi, nel corso del tempo, con le Amministrazioni che si sono avvicendate  ma, a parte le generiche disponibilità offerte all’atto dell’insediamento della recente Dirigenza, non si intravede alcuna inversione di rotta che faccia sperare, allo stato,  in un miglioramento della situazione.

Il clima è di sfiducia ed avvilimento: al disconoscimento del  peculiare ruolo svolto dai dipendenti  nell’erogazione dei servizi, assicurato, comunque,    tra mille difficoltà, si sono aggiunte determinazioni  che modificano sempre in peggio la qualità delle condizioni di vita  e di lavoro.

Unilaterali decisioni che stravolgono  l’orario dei lavoratori non giustificati da reali esigenze di servizio, trasferimenti immotivati che non tengono conto della professionalità acquisita nei settori di appartenenza, mancato pagamento degli straordinari, turni di assistenza in udienza estenuanti,  servizio di chiamata delle cause che distoglie il personale dalle proprie attività d’istituto, disparità di trattamento sull’erogazione dei buoni pasto,   assenza di formazione, mancato accordo sui servizi pubblici essenziali,  strutture  fatiscenti, scarsità di risorse, ostacoli all’autonomia lavorativa, burocratizzazione dei permessi e recuperi orari, scarsità di commessi e facchini, sono solo un esempio degli aspetti delle problematiche quotidiane.

LE RICHIESTE IMMEDIATE SONO:

-         UN CONFRONTO CON L’AMMINISTRAZIONE AFFINCHE’ VENGANO RIPRISTINATE, AL PIU’ PRESTO, CORRETTE RELAZIONI SINDACALI MEDIANTE L’ATTIVAZIONE DEGLI STRUMENTI CONTRATTUALI

-         UN TAVOLO DI TRATTATIVE SULL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

DESIDERIAMO COINVOLGERE LE ISTITUZIONI, GLI OPERATORI DELLA GIUSTIZIA E L’UTENZA

Le RdB P.I. hanno dato notizia di questa iniziativa all’ANM, all’ordine degli avvocati, al Ministero della Giustizia  nella persona del sottosegretario con delega per il personale ed al direttore generale della formazione e del personale nonché alle Associazioni Cittadine per dare a questa giornata una caratterizzazione di proposta e di ascolto e non solo di protesta.

E’ ora che l’esercito formato da lavoratori fino ad ora INVISIBILI esca allo  scoperto diventando protagonista dei cambiamenti.

Nonostante il mancato coinvolgimento  del personale amministrativo nella progettualità’ e dibattito generali sulla crisi del settore non dipenda dall’Amministrazione periferica ma da scelte politiche che vedono, attualmente, interessata solo una parte degli operatori della Giustizia, vale la pena ricordare, anche a chi ci dirige e chi ci legge,  che quella dei lavoratori giudiziari è una storia lunga e difficile.

Senza andare troppo indietro nel tempo, si sottolinea che negli ultimi anni,  per effetto di una serie infinita di singoli interventi normativi, di novelle legislative che hanno innovato disordinatamente aspetti e parte del nostro ordinamento, vi è stato chi, anche senza essere considerato, ha, nella pratica,  assicurato il funzionamento della macchina giudiziaria.

Il punto di partenza deve essere, quindi,  il  netto rifiuto, soprattutto da parte di chi conosce le aule di Giustizia ed il mondo giudiziario,   di semplicistici e strumentali slogans che hanno alimentato generalizzazioni sull’inefficienza.

Difendersi da facili strumentalizzazioni diventa molto difficile per chi non ha la “giusta” visibilità per contrastare luoghi comuni; i lavoratori non sono responsabili della crisi della Giustizia vissuta, piuttosto, senza voce e  sulla propria pelle.

Solo a mo’ d’esempio citiamo  una parte delle scelte, a dir poco, strategicamente lacunose, di cui sono state e sono vittime i lavoratori dell’Organizzazione Giudiziaria ed indirettamente un servizio efficiente ed efficace:

la mancata procedura di riqualificazione prevista dal contratto che ha interessato, invece,  tutti i dipendenti pubblici ed anche quelli dei Penitenziari e della Giustizia Minorile;

la completa assenza di indispensabili  percorsi formativi, imposti  dalla Funzione Pubblica;

il disconoscimento della tipicità e peculiarità del lavoro svolto;

la mancata previsione, sia nelle norme contrattuali che nell’ordinamento, di qualsiasi sbocco professionale e di carriera  per effetto della professionalità acquisita e dei  titoli;

lo svilimento delle mansioni e dei ruoli per effetto di una flessibilità selvaggia;

i gravosi carichi di lavoro dovuti ad una obiettiva  deficienza di organico;

Questa O.S. è  certa  che solo una  parte di questi aspetti si può trattare ed  affrontare attraverso una fattiva collaborazione con la Dirigenza periferica  ma, partendo dall’affermazione dei diritti e della dignità dei lavoratori e dell’utenza di un polo giudiziario importante come quello di Roma, si può tentare di ridare fiducia e motivazione a chi, quotidianamente, cerca di fare al meglio il proprio lavoro.

…. E coltiviamo l’illusione (perché no?) che tutte le forze che interagiscono per una Giustizia più efficiente possano stimolare le istituzioni ad una maggiore attenzione verso un patrimonio personale di professionalità che non può andare disperso attraverso pericolose politiche di parcellizzazione e privatizzazione di un bene pubblico ed irrinunciabile come la Giustizia.

La speranza, da questa giornata in poi, è quella di aver contribuito a far decollare una vera e propria “questione degli amministrativi della Giustizia” che in altre realtà europee sono inseriti nella Pubblica amministrazione, a pieno titolo,  con orgoglio e riconoscimento dei componenti della società civile.

Roma, 20 maggio 2004

p/RdB/CUB Pubblico Impiego – Settore Giustizia


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