| Dopo
                  aver letto alcuni documenti della CGIL, in ultimo il documento
                  confederale del 10 settembre, sul D.lgs.124/04 ove vengono
                  espresse, articolo per articolo, riserve, criticità e
                  preoccupazioni riguardo le conseguenze dell’applicazione
                  dello stesso, sia nei confronti dei lavoratori in senso lato,
                  sia nei confronti degli operatori del settore (Funzionari,
                  Ispettori, Assistenti I.L.), i quali - non  lo
                  si dice chiaramente ma chiaramente lo si  evince
                  -  potrebbero anche, in un prossimo futuro,
                  incorrere in eventuali denunce per abuso di potere 
                  (da parte della stessa CGIL) a  causa 
                  della loro accresciuta discrezionalità di intervento, 
                  ci continuiamo a chiedere se la volontà della CGIL -
                  FP sia quella di attivarsi per la  cancellazione
                  della legge 30/03, ivi incluso l’art. 8, oppure, 
                  se, viceversa,  la stessa sia più
                  preoccupata del possibile mancato o ritardato decollo della
                  riforma dei servizi ispettivi a causa dei tagli  determinati
                  con la  manovra finanziaria correttiva e,
                  magari, nelle more, intenda accontentarsi di alcune modifiche
                  all’impianto normativo (esempio: art. 11 commi 2,3,4 del
                  D.lgs124/04, o circolare 24/04  sulla
                  diffida ecc.).
                  
                   Non
                  dimenticando che la Legge 30/2003 è conseguente evoluzione
                  della Legge TREU, sostenuta a suo tempo dalla stessa CGIL,
                  legge che a nostro giudizio enormi danni ha provocato nel
                  mondo del lavoro ci preme sottolineare che l’art. 8 della
                  30/03 non può essere stato concepito se non in totale
                  sintonia con l’ideologia che sottende alla legge stessa (precarizzazione
                  e deregolamentazione massima del mercato del lavoro,
                  marginalizzazione dei sindacati). Insomma
                  cosa si vuol dare ad intendere con gli ultimi comunicati della
                  CGIL ? Una visione “realista” su di una legge iper
                  liberista?!? Sarebbe, a nostro giudizio, da irresponsabili! 
                  Non può essere infatti migliorata o bonificata come
                  dir si voglia, una legge volta a realizzare il sogno liberale
                  della eliminazione quanto più possibile dal mercato del
                  lavoro di ogni forma di rigidità (e di controllo e tutela da
                  parte delle organizzazioni sindacali) e la riforma dei servizi
                  ispettivi è parte integrante della legge 30, né poteva
                  essere diversamente. Quindi troviamo del tutto contraddittorio
                  dare un giudizio negativo sulla legge 30/03 e al contempo
                  mostrarsi preoccupati per l’ attuazione di una parte di essa
                  a causa dei recenti tagli. Da
                  parte nostra auspichiamo che la CGIL sciolga questa ambiguità
                  e la invitiamo a rivolgersi direttamente al Ministro Maroni
                  anziché al personale ispettivo che, d’altra parte, subisce 
                  in prima persona le conseguenze negative di una riforma
                  che vanifica la funzione di vigilanza ed espone gli ispettori
                  al rischio di imparzialità chiamandoli, ad esempio, ad
                  esercitare la funzione di consulente e di controllore dello
                  stesso soggetto. 
                  E non potranno  certo  essere
                  la razionalizzazione organizzativa delle DPL aderente al nuovo
                  impianto normativo, la formazione professionale o
                  l’assicurazione individuale (pur, questi ultimi,
                  imprescindibili elementi di rivendicazione a tutela del
                  personale ispettivo), a metterli al riparo dal ruolo di
                  “notai della precarietà”. 
                  
                   
                    Senza mai dimenticare che, in
                    Italia, a fronte di una notevole continua diminuzione
                    dell’occupazione stabile, di contro, aumenta a dismisura
                    quella precaria; così come risulta, del resto, da fonte
                    ISTAT che segnala la perdita di 16mila posti di lavoro in un
                    anno e il tasso di precarietà cresciuto in Italia più che
                    in ogni altro paese occidentale.
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