LA “RIFORMA” DEL MERCATO DEL LAVORO
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In un’intervista apparsa su “il Sole 24 Ore” del 6 dicembre, Stefano Parisi, Direttore Generale della Confindustria, afferma:“questa riforma non fa che completare il pacchetto Treu, che ha dato buoni risultati dal punto di vista occupazionale”

Certo, caro Parisi, perlomeno 1 milione di posti di lavoro.

Nella stessa intervista afferma però: “è importante aver fatto ora questa riforma, …, in modo che, quando nella seconda metà dell’anno, ci sarà la ripresa possa essere possibile un aumento dell’occupazione”.

Insomma, il terreno è sgombro, per quando Confindustria prevede una ripresa economica potrà attingere ad un mercato del lavoro dove i lavoratori sono ormai merce, prodotti da affittare, scambiare, interinali a vita, disponibili a chiamata.

La legge delega sulla riforma del mercato del lavoro, appena approvata, non fa che introdursi nella voragine aperta già dal famoso “pacchetto Treu” nel 97, completando una radicale destrutturazione del mercato del lavoro ed ampliando precarizzazione e flessibilizzazione, lasciando il lavoratore, solo, senza tutele di fronte al dominio dell’azienda.

Totale apertura al collocamento privato, ma lo era già, implicito, nel “pacchetto Treu”. Ed ecco il nuovo Governo ad esplicitare il tutto: agenzie private, imprese di fornitura di lavoro interinale, consulenti del lavoro, università, organizzazioni sindacali, insomma un po’ tutti potranno fare collocamento privato.

Angeletti, segretario Uil, manifesta la propria soddisfazione per l’approvazione della riforma: “solo il 4% delle persone trova un posto con le strutture pubbliche”. Siamo commossi. E perché mai una persona dovrebbe trovare un posto con le strutture pubbliche? Con il colpevole, premeditato, scientificato smantellamento delle strutture pubbliche operato negli ultimi anni è già un miracolo che il 4% delle assunzioni passi dal collocamento pubblico.

Vorrà dire che da adesso, per trovare lavoro, ci iscriveremo tutti al collocamento della Uil, o della Cisl, l’altra firmataria del patto di luglio.

I sindacati si costituiranno inoltre, insieme ai datori di lavoro, in enti bilaterali, con la funzione di certificatori (inappellabili) della natura del rapporto di lavoro. Una garanzia !!!

Qualcuno ha affermato che così viene snaturato il ruolo del sindacato: non è forse il naturale approdo della deriva avviata con la scelta della concertazione?

Ulteriore flessibilizzazione del part-time, ulteriori restrizioni alle già scarse tutele dei soci di cooperative, interinali a vita (staff leasing), prendi 2 paghi 1 (job sharing), operai-squillo (job on call) in attesa della chiamata aziendale, ed altre amenità, quali prestazioni “regolarizzabili attraverso la tecnica di buoni”, prestazioni “a titolo di aiuto”, spacciate per modernizzazione e “qualità” del mercato del lavoro.

E l’ulteriore minaccia di mettere mano all’848bis e modificare l’art.18.

Per questo è necessario votare SI al referendum per l’estensione delle tutele previste dall’art. 18 anche alle aziende con meno di 15 dipendenti, e la campagna referendaria sarà parte di una più generale campagna che rafforzi ed estenda le iniziative per i diritti del mondo del lavoro, per i diritto alla sanità, alla previdenza, alla scuola pubblica.

 

Bologna lì, 6 febbraio 2003

 

 

Federazione RdB Pubblico Impiego – Emilia Romagna