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       La
          diga è stata aperta definitivamente, il fiume della precarietà non
          avrà più argini Spacciata
          come la ricetta per risolvere il drammatico problema
          dell’occupazione la parola flessibilità oggi viene percepita dalla
          maggior parte dei lavoratori come precarietà. Una precarietà non
          temporanea ma permanente. Infatti, la tendenza generale di Governo,
          Confindustria e sindacati confederali è oggi quella di
          flessibilizzare tutto il lavoro dipendente, sostituendo il lavoro a
          tempo indeterminato con il lavoro precario. L’approvazione del
          decreto attuativo della Legge 30, la cosiddetta legge Biagi (chiude un
          percorso, iniziato nei scorsi anni con il pacchetto Treu dell’allora
          governo di centrosinistra) ha lo scopo dichiarato di frantumare il
          mondo del lavoro in una miriade di contratti precari (lavoratori della
          scuola, lavoratori a tempo determinato, ecc.) e atipici (oltre 40
          tipologie dai collaboratori continuativi e coordinati ai lavori a
          progetto, dai contratti di inserimento, al lavoro a chiamata, a
          intermittenza, ripartito fra due lavoratori, occasionale, temporaneo,
          part-time, ecc.) affermando il principio dell’“individualismo
          contrattuale”, rendendo il lavoratore sempre più solo, smantellando
          le salvaguardie e diritti conquistate in decenni di lotte e
          riscrivendo il ruolo del sindacato confederale che diventerà
          un’agenzia di servizi addetta a trovare lavoro. Questo processo ha
          coinciso con il venir meno di tutta una serie di altre tutele che
          hanno portato il cittadino a divenire unicamente merce (dallo
          smantellamento della scuola e della sanità pubblica fino ad arrivare
          alla privatizzazione dei servizi) e facendo divenire il meccanismo di
          assunzione unicamente un rapporto commerciale. In
          questi giorni sta per essere sferrato l’ultimo attacco. Il Governo,
          insieme alle Confederazioni sindacali, sta pensando di estendere la
          legge Biagi anche alla Pubblica Amministrazione con lo scopo di
          precarizzare in modo permanente il rapporto di lavoro di migliaia di
          lavoratori precari che da anni lavorano nel pubblico impiego. Il
          blocco sistematico delle assunzioni (oltre alle privatizzazioni e alla
          cartolarizzazione) ha portato le varie Amministrazioni a forme di
          reclutamento del personale che, oltre ad essere anticostituzionali,
          sostituiscono con il lavoro precario, che andrebbe utilizzato solo in
          via straordinaria, le funzioni ordinarie dei vari Enti.  Un
          esempio per tutti è rappresentato dai Contratti di Collaborazione
          Coordinata e Continuativa che identificano un tipo di lavoro autonomo
          e che invece vengono utilizzati in sostituzione del lavoro
          subordinato, rappresentando vero e proprio lavoro nero. Una legge
          perversa che si ripercuoterà inevitabilmente anche nella fruizione
          dei servizi ai cittadini, i quali in breve tempo si troveranno
          privatizzati interi settori pubblici (e in certo senso questo
          precarizzerà anche tutto il lavoro stabile) con conseguenti aumenti
          dei costi dei servizi finora garantiti a tutti dal servizio pubblico. DI FRONTE A QUESTO ATTACCO
          COMPLESSIVO E’ NECESSARIA UNA BATTAGLIA PER OTTENERE UN REDDITO
          STABILE E CONTINUATIVO, A PRESCINDERE DALLA FLESSIBILITA’ E DALLA
          PRECARIETA’ DEL RAPPORTO DI LAVORO. I
          LAVORATORI PRECARI SONO FONDAMENTALI PER IL FUNZIONAMENTO DELLA
          PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: ABBIAMO DIRITTO ALLA DEFINITIVA
          STABILIZZAZIONE DEL RAPPORTO DI LAVORO. Coordinamento Precari della Pubblica Amministrazione  | 
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