Pubblico Impiego:

CONTRATTI E CAROVITA

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Il dato diffuso dall’Istat in questi giorni sull’inflazione di ottobre nelle città campione, che sarebbe pari al 2,6% su base annua, non ha nessun riscontro con i dati reali sul carovita che sono sotto gli occhi di tutti.

Già l’Eurispes (istituto di statistica indipendente) sbugiarda l’Istituto di statistica governativo dichiarando un tasso di inflazione reale superiore all’8% e accusando l’Istat di lavorare solo per far piacere al governo.

Il governo nel frattempo ha già determinato nel DPEF l’inflazione programmata per il 2004 pari all’1,7% e sulla base di questo ha stanziato nel disegno di legge Finanziaria del 2004 le risorse per il rinnovo del 2° Biennio economico dei contratti dei dipendenti pubblici.

Ben 50 euro medie lorde a regime sono, nell’intenzione del governo, gli “aumenti” che i lavoratori pubblici si devono aspettare per il biennio 2004-2005.

Nel frattempo non tutti i contratti sono stati chiusi. Ai ministeriali e al parastato si è aggiunto negli ultimi giorni il rinnovo degli Enti Locali con incrementi, arrivati dopo quasi due anni, assolutamente insufficienti a recuperare la perdita del potere d’acquisto delle buste paga che, come emerge da una ricerca commissionata dal Corriere della Sera, negli ultimi tre anni hanno perso il 13,3% del loro valore.

Per la sanità, i vigili del fuoco, l’università, la ricerca, le agenzie fiscali e la presidenza del consiglio la trattativa è ancora in alto mare e non si vede ancora alcuno spiraglio a pochi giorni dalla scadenza del 1° Biennio (31 dicembre 2003).

Una situazione che lentamente e inesorabilmente sta degradando le condizioni di vita di milioni di lavoratori pubblici.

Quali sono oggi le proposte da mettere in campo e sostenere con le lotte per contrastare questa tendenza e migliorare concretamente le condizioni dei lavoratori?

Il fallimento della Politica dei Redditi è sotto gli occhi di tutti. L’abolizione della Scala Mobile, la trasformazione dei rinnovi contrattuali in parziale recupero della perdita del potere d’acquisto attraverso il meccanismo dell’inflazione programmata e i “sacrifici” imposti dai governi negli ultimi dieci anni per entrare in Europa sono i principali responsabili della condizione in cui versano i dipendenti pubblici.

E’ oggi non più rinviabile la richiesta del ripristino di un meccanismo automatico di adeguamento dei salari all’inflazione calcolata sulle spese delle famiglie dei lavoratori dipendenti. La CUB sta predisponendo un percorso di iniziative e di lotte che, con il sostegno concreto dei lavoratori, nei prossimi mesi porti questa proposta a concretizzarsi.

La richiesta di Salari Europei, che fino a qualche anno fa la RdB avanzava in perfetta solitudine, è oggi l’unica richiesta concreta in condizione di ridare dignità alle retribuzioni dei dipendenti pubblici.

La piattaforma per il rinnovo del 2° Biennio dei contratti pubblici deve quindi essere il momento di chiarezza e di scontro sulla “questione salariale” all’interno del pubblico impiego.

Lo Sciopero Generale del 7 novembre e la Manifestazione Nazionale a Milano sono un importante appuntamento per il rilancio forte della questione salariale, come effetto di una diversa redistribuzione della ricchezza prodotta, e per il sostegno alla richiesta di

SALARI EUROPEI

RIPRISTINO DELLA SCALA MOBILE

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