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ai lavoratori, alle RSU, alle strutture RdB P.I.
Referendum sull’accordo di Palazzo Chigi

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Il 27 maggio, a Palazzo Chigi, tutti i sindacati, meno RdB/CUB, hanno firmato un accordo.

L’accordo,intervenuto dopo un anno e mezzo dalla scadenza dei contratti, oltre a non portare sostanziali variazioni agli stanziamenti già previsti nella Finanziaria 2004 (3 o 4 euro in più), rimandando alla prossima Finanziaria l’ulteriore misero stanziamento, fa slittare a non prima del giugno 2006 la definizione all’Aran dei contratti.

Quindi aumenti insufficienti e non prima del 2006. Sull’altro piatto della bilancia: mobilità del personale, inasprimento del blocco delle assunzioni, riduzione di 110.000 unità dei dipendenti pubblici e, soprattutto, revisione del modello contrattuale, che ipotizza lo slittamento da due a tre-quattro anni la scadenza della parte economica. Questa operazione è in continuità con l’opera di smantellamento della Pubblica Amministrazione e dello Stato Sociale avviata da questo e dai precedenti governi. Questo è il frutto avvelenato della concertazione.

Quale è stato il ruolo dei lavoratori, delle RSU, delle strutture sindacali di posto di lavoro in questo accordo? Né Cgil, Cisl e Uil né tanto meno la pletora dei sindacati autonomi hanno sentito il bisogno/dovere di avviare la consultazione dei lavoratori, delle RSU, delle proprie strutture di base. Quando si sposa la concertazione si ripudia la democrazia!

La RdB/CUB Pubblico Impiego ha invece impegnato le proprio strutture per un Referendum tra tutti i lavoratori pubblici:

·        Per avviare una vera e propria inversione di tendenza delle scelte politiche, economiche, sociali e contrattuali nel Paese.

·        Per il ripristino di momenti democratici all’interno dei posti di lavoro che rendano i lavoratori non più un numero di tessera a questo o quel sindacato ma protagonisti delle scelte che li riguardano direttamente.

·        Per dare finalmente alle RSU un ruolo vero e propositivo, non quello notarile o peggio ancora quello di far digerire accordi irricevibili.

Il primo obiettivo, quindi, è dare voce alle lavoratrici e lavoratori e alle RSU in tutti i luoghi di lavoro, anche dove le RdB non fossero presenti, per la riconquista di spazi di democrazia.

Il Referendum è uno strumento di rilancio della partecipazione e dell’attenzione sulle problematiche del lavoro, uno strumento che consente una maggiore conoscenza/coscienza rispetto ai contratti anche nella prospettiva della costruzione dello Sciopero Generale in autunno, in occasione del dibattito sulla legge Finanziaria 2006.

Per questo, tenendo conto del fatto che l’obiettivo è quello di far pronunciare il numero più elevato possibile di lavoratrici e lavoratori, la forma che darete alla consultazione referendaria, deve essere legata alle specifiche condizioni lavorative dei singoli posti di lavoro. Si potrà mantenere l’urna in una stanza per più giorni oppure un urna mobile, con la quale girare nell’ufficio… l’importante è che la scheda su cui votare sia quella allegata e scaricabile cliccando qui:

E’ utile registrare il personale che ha votato nell’elenco del personale dipendente dello specifico luogo di lavoro (gli elenchi possono essere quelli delle ultime elezioni RSU).

I risultati della consultazione, corredata da un verbale riepilogativo del voto, devono essere inviati alle nostre Federazioni Territoriali, che avranno cura di inviarli alla Federazione Nazionale di Pubblico Impiego.

Roma, 23 giugno 2005

Coordinamento Nazionale RdB Pubblico Impiego

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