IL SACCO BUCATO N. 6/2001 – 19 APRILE

 

In questo numero:
CHIRURGIA ESTETICA
 
Salario accessorio 1.Una proposta chiara: 14^ mensilità
 
Salario accessorio 2. Indennità varie: truffa legalizzata
 
Salario accessorio 3. Operazione trasparenza: come viene gestito il salario accessorio?
 
Organizzazione del lavoro: è il vero punto di partenza per l’ordinamento professionale
 
I regolamenti delle Agenzie: pericolosa deregulation
 
Fondo di previdenza: vogliamo i nostri soldi
 
Agenzia del territorio: si comincia a parlare di esuberi
 
Riqualificazione: non ci crediamo, vogliamo una soluzione vera
 
E i contratti dei dirigenti?
 
 

 

CHIRURGIA ESTETICA

Ennesimo sciopero dichiarato e ritirato… una nuova vittoria del sindacato!
Cgil cisl uil e salfi, come già lo scorso anno, 24 giugno, e due anni fa, 23 giugno, hanno alzato la voce, protestando contro tutto ciò che fino ad un attimo prima avevano concordato con l’Amministrazione.
Salario accessorio – ri­qualifica­zione – ordinamento professionale – Agenzie, sono piaghe aperte. Chi può sa­perlo meglio di chi queste piaghe le ha aperte, appoggiando apertamente la ri­forma e sce­gliendo strade meritocratiche lastricate di buone inten­zioni ma, di fatto, nelle mani di dirigenti a cui, tra l’altro, vengono ga­rantiti so­stanziosi aumenti di stipendio?
La protesta, per quest‘anno, si sgancia dal solstizio d’estate, per posizionarsi a pochi giorni dalle elezioni. Si di­chiara (e si ritira) uno sciopero a fronte di un impegno del Ministro a garantire, entro due/tre mesi (comunque dopo le ele­zioni) l’applicazione di quanto in sospeso da anni… un nuovo miracolo italiano.

Colpisce l’aggressività di quei sindacati che, dopo aver for­nito all’Amministrazione tutte le armi, si arrabbiano perché le usa. Sono gli stessi che quando parliamo di quei problemi ci definiscono “scia­calli” o, al meglio, “paro­lai”? E’ un cu­rioso caso di dissociazione psi­chica? E’ un modo di fare campagna elettorale? E’ un modo di pro­vare a rifarsi una faccia? Sempre in meno ci cascano. Sempre in più cercano proposte alternative.

Robespierre
 
 

Salario accessorio 1. Una proposta chiara: 14^ men­silità

Fulcro degli accordi sindacali sono i soldi, sempre meno e sempre più difficili da ottenere.

Così si dimo­stra fallimentare la ge­stione del salario accessorio, che prima si chiamava art.36 e 37, ed ora si chiama Fondo Unico di Ammi­nistra­zione (FUA, per gli amici). Come avevamo denunciato all’epoca del contratto, la sostanza non cam­bia. Una sempre più ampia fetta del no­stro stipendio, anziché andare in busta paga, viene dirottato verso fondi da distribuire come incentivi. Prodotti da tutti ma non distri­buiti a tutti, e a seguito di este­nuanti contrattazioni che possono partire solo dopo l’individuazione della cifra esatta. Va notato che una quota di tale fondo (oltre la metà) è quota certa. Le contrat­ta­zioni però non partono finché non si conosce l’importo complessivo fino all’ultimo centesimo. E così, anche quest’anno ci avviamo all’estate senza che siano ancora stati nep­pure contrattati i fondi dello scorso anno ... così anche quest’anno, chi ha concertato que­sto sistema si indigna…

Nella trattativa da aprirsi presto (grande vittoria sindacale) si dirà che per riprendere i nostri soldi dovremo raggiungere obiettivi, la­vorare fuori dell’orario di lavoro, smaltire un arretrato con tempi di lavorazione tre volte più veloci di quelli ordinari, correre a fare i la­vori che garantiscono indennità ag­giuntive… Questo è quello che vi­viamo negli uffici. Questo è quello di cui ci siamo stancati.

Oggi, l’unico modo che abbiamo per avere i no­stri soldi è chiedere la distribu­zione a tutti della quota certa del Fondo Unico di Amministrazione. La chiamino come vogliono: salario di profes­sionalità oppure 14^ mensi­lità… l’unica cosa importante è che ci diano i nostri soldi. A breve in­vie­remo negli uffici una petizione per appoggiare questa proposta.

 

Salario accessorio 2. In­den­nità varie: truffa lega­lizzata

Con la questione delle indennità, stanno di fatto, smantellando ogni rivendicazione professionale.

Pensiamo ai lettori ottici, ai call-center, alle indennità di posizione… con questo sistema nessuno è più inquadrato per il lavoro che svolge, ciascuno fa delle cose ed in cambio (chissà quando) ottiene un’indennità.

La prima contraddizione che balza agli occhi è che non esiste più cor­rispettività tra lavoro svolto e sala­rio: oggi io svolgo una prestazione e non so se e, soprattutto quando, ne otterrò il corrispettivo.

La seconda contraddizione si fonda sulla temporaneità delle indennità, che vengono lasciate alla discrezio­nalità dei dirigenti ed attribuite spesso con metodi clientelari.

La terza contraddizione è anche quella da cui trae origine la nostra proposta. I lavori che prevedono in­dennità non vengono, per garantire la flessibilità dell’uso del personale, identificati con relative figure pro­fessionali.

Noi chiediamo che ciò avvenga e che l’indennità sia auto­matica­mente inserita nello sti­pendio di coloro che tali figure vanno a ri­coprire. In questo modo, i soggetti che ricoprono incarichi professio­nali specifici – pensiamo agli spor­tellisti degli uffici delle entrate -  lo faranno a seguito di corsi pro­fessionali che ne favori­ranno il reinquadramento economico verso l’alto, assecondando così quanto oggi accade – senza alcun ri­cono­scimento giuridico - nella re­altà e - soprattutto – mese per mese avranno il corrispettivo del lavoro prestato.

 

Salario accessorio 3. Ope­ra­zione trasparenza: come viene gestito il salario acces­sorio?

Straordinario, incentivi, indennità, concorsi a premi… il salario acces­sorio è, per scelta, non per neces­sità, una fetta sempre più consi­stente di quanto guadagniamo.

Attraverso la gestione del salario accessorio tutti i nostri diritti ven­gono in qualche modo mercificati e ridotti. Si rinuncia a qualcosa – ad esempio si allunga l’orario di lavoro, o al riconoscimento giuridico dell’inquadramento ad un profilo di­verso - in cambio di un indennità o di un premio – che di fatto servono solo a mantenere quasi invariato il valore d’acquisto del nostro salario.

Chi parla di merito dimentica che abbiamo contribuito a formare il fondo ri­nunciando ad aumenti di stipendio decenti. Ma c’è di peggio. Dopo un anno, il dato viene conside­rato dall’amministrazione come ac­quisito, e per ottenere gli stessi soldi bisogna “dare di più”…

A questo si aggiunge che i ritardi con cui vengono corrisposte queste cifre sono spaventosi.

Tutto questo rende difficilmente controllabile l’effettiva gestione dei fondi, che spesso all’interno de­gli uffici vengono distribuiti ai sin­goli dipendenti senza neppure una distinta che qualifichi le cifre, evi­denzi i versamenti contributivi sulle stesse.

Non solo, spesso non veniamo messi in grado di comprendere quanto e come è stato corrisposto al nostro collega, sia esso del nostro ufficio, sia esso di altri uffici.

E’ giusto? Visto che ciascuno di noi contribuisce a formare il Fondo Unico di Amministrazione è obbligo delle Dirigenze (a tutti i livelli) mettere tutti in grado di capire chiaramente come tali cifre sono state distribuite. Come cittadini abbiamo inoltre il di­ritto di sapere come sono stati spesi i soldi dello stato. Non c’è privacy che tenga. Dalla ge­stione del salario accesso­rio, non è possibile in alcun modo scoprire dati sensibili ai sensi della legge 675/1996 che all’art.22 spe­cifica: “ i dati personali idonei a ri­velare l’origine razziale ed etnica, le con­vinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politi­che, l’adesione a partiti, sindacati, asso­ciazioni o organizzazioni a ca­rat­tere religioso, filosofico, poli­tico o sindacale, nonché i dati per­sonali idonei a rilevare lo stato di salute e la vita sessuale…”

E’ chiaro quindi che in questo caso nulla osta all’applicazione della legge 241/90. Abbiamo quindi de­ciso di varare un’iniziativa nazio­nale, richiedendo il dettaglio della gestione dei fondi di salario acces­sorio per ciascun ufficio e per cia­scuna Direzione Regionale e/o Com­partimentale. Invitiamo i dele­gati locali – soprattutto i delegati RSU - a rilanciare questa richiesta.

 

Organizzazione del lavoro: è il vero punto di partenza per l’ordinamento professionale

Da diverso tempo si discute negli uffici di organizzazione del lavoro, di carichi di lavoro e affini… è una discussione che procede da anni senza alcun reale risultato tangi­bile. Si mantiene quindi sommersa la realtà, che è quella di uffici che funzionano sulla base di mansioni molto diverse da quelle per cui i singoli dipendenti sono stati as­sunti e sono pagati. Non solo. Su questa base, mistificata, si effet­tuano tutti i conteggi relativi ai possibili passaggi di livello previsti dal con­tratto integrativo. Si met­tono a concorso posti “vacanti” ba­sando tale definizione su una foto­grafia distorta della situazione. Gli Uffici Unici delle Entrate, sono forse l’esempio più clamoroso. La polifunzionalità dei dipendenti, è dato dichiarato. Ed infatti vediamo colleghi che dall’A1 al C3, vengono, nei fatti suddivisi in al massimo 4/5 funzioni ben definite, lasciando il resto all’improvvisazione quotidiana.

Possiamo citare ad esempio la si­tuazione degli sportelli dove perso­nale spesso di livello in­feriore al C1, sottoscrive atti con rilevanza esterna... Vogliamo che questa re­altà emerga.

Le Direzioni degli uffici de­vono fornire ai delegati sin­dacali locali, su richiesta, l’elenco del perso­nale dell’ufficio con a fianco le funzioni che ogni singolo dipen­dente svolge.

E’ solo il primo passo per ottenere un reale riconoscimento del lavoro. E’ solo il primo passo per dimo­strare come realmente sono orga­nizzati oggi gli uffici.

Oggi i fantomatici passaggi di li­vello, anziché riconoscere il lavoro svolto, sono subordinati a incredi­bili procedure concorsuali.

Casella di testo:  Va rilevato una volta di più che que­sto è il motivo principale secondo il TAR per cui la riqualificazione po­trebbe essere inficiata.

 

I regolamenti delle Agenzie: pericolosa deregulation

Incredibile ma vero, i regolamenti delle agenzie davano forte potere autonomo alle stesse, superando nei fatti la contrattazione di pubblico impiego e minando così sia la difesa dei diritti dei dipendenti, che il ruolo richiesto dalla Costituzione alla gestione delle imposte.

Ab­biamo già in più di un occasione rile­vato che, paradossalmente, di­viene importante chiedere l’applicazione del Decreto Legisla­tivo 29/93 che dava maggiori ga­ranzie rispetto a quanto scritto nei regolamenti.

Il Ministro, l’ARAN, il SECIT, l’AIPA, con motivazioni forse di­verse, erano tutti dello stesso av­viso delle RdB.

I vertici delle Agen­zie e i sindacati (cgil, cisl, uil e salfi) no. Per i primi si comprende la volontà di non avere le mani legate, i secondi in­vece continuano la loro azione ser­vente minacciando addi­rittura uno sciopero in caso di mo­difica dei re­golamenti. Mano libera alle agenzie, purché parlino con “loro”. Quali ga­ranzie abbiamo?

 

Fondo di previdenza: vo­gliamo i nostri soldi

Ricordiamo, la scorsa estate, la que­stione relativa al fondo di previ­denza. Avevamo “rinvenuto” uno studio, poi risultato di paternità salfi – ma discusso con tutti gli altri compari – che mirava a trasformare il fondo di previdenza in un fondo di solidarietà (che finanziasse mobi­lità, cassa integrazione, lavoro pre­cario etc.) A lungo si è discusso e molti si sono dissociati da quel do­cumento. Abbiamo raggiunto il no­stro obiettivo. Ma ora più che mai la questione del Fondo di Previ­denza diviene attuale. La trasfor­mazione del nostro contratto (teo­ricamente a fine anno) farà si che potremmo non avere più diritto – giuridicamente – a quanto contenuto nel fondo. Prima di trovarci in quella situazione, o prima che a qualcun al­tro venga in mente di usare quei soldi chissà a che scopo, ne chie­diamo l’immediata liquidazione agli aventi diritto.

 

Agenzia del territorio: si co­mincia a parlare di esu­beri

I cosiddetti progetti dell’Agenzia del Territorio, su cui abbiamo pro­dotto specifico materiale, sono un primo esempio di quanto potrà ac­cadere grazie alla deregulation dei regolamenti di Agenzia. In realtà non si tratta di progetti come siamo abituati ad intenderli, ma della prima parte del piano triennale di recupero arretrato facente parte della convenzione tra ministero ed agenzia. Si dice in sostanza che l’Agenzia avrà diritto a fondi acces­sori solamente a seguito del rag­giungimento di obiettivi generali che non sono oggetto di contratta­zione ma che dovranno essere svolti dal personale. Obiettivi strategici, nei quali il ruolo che il sindacato si è ritagliato è, non quello del leone, ma quello del lenone. Le riunioni decentrate dei sindacati servono solo a favorire la “parteci­pazione consapevole e costruttiva,  dei lavoratori”. Il ruolo è quindi quello di convincere lavoratrici e la­voratori che è uno sporco lavoro ma che qualcuno deve pur farlo. Le conse­guenze?

La prima è lo sfruttamento degli LSU che a partire dal 2 mag­gio sa­ranno assunti per un anno - a tempo determinato - solo per smal­tire l’arretrato – naturalmente senza al­cun premio…

La seconda l’abbiamo già vista in al­cuni Compartimenti (anche del Nord Italia). Si definisce il numero di persone che deve svolgere il lavoro ordina­rio e di conseguenza quello che può essere adibito, assieme agli LSU, al lavoro di recupero dell’arretrato. Si ipotizza già l’individuazione no­minativa di tali soggetti ai quali verrà assegnata, come agli LSU, una chiave di ac­cesso al sistema nella tipologia RA (la stessa assegnata agli LSU).

Una domanda sorge spon­tanea. Se gli LSU sono assunti a tempo, pro­prio perché devono recu­perare l’arretrato (almeno così si dice), quando quel tempo scadrà, saranno mandati via? E quelli che con loro si occuperanno di questo “sporco” la­voro?

 

Riqualificazione: Non ci cre­diamo. Vogliamo una soluzione vera

L’ultimo accordo cgil,cisl,uil,salfi e amministrazione dice che entro lu­glio 2001 il 50% dei posti a disposi­zione alla fine del 1998 sarà asse­gnato provvisoriamente. A parte la solita tortuosità del ragionamento, ci appare chiaro il tentativo di prendere tempo e superare lo sco­glio elezioni.

Le procedure concorsuali sono pra­ticamente terminate dappertutto, perché aspettare luglio?

Il problema è checché se ne dica, l’ordinanza del TAR – a seguito del ricorso Dirstat (ora Dirpubblica) - dice chiaramente che le eccezioni di incostituzionalità della proce­dura non sono infondate. Nessuno, in questo governo, si vuole assu­mere la responsabilità di inquadrare mi­gliaia di dipendenti ad un livello su­periore sulla base di procedure (forse) incostituzionali. Così si passa tutto al prossimo governo… la manovra politica dietro tutta l’operazione è talmente chiara che non è neppure il caso di soffermarsi oltre. E’ solo il caso di evidenziare come, per molti sindacati, le logiche di partito siano prevalenti sulla di­fesa di chi lavora. Le RdB, che non hanno governi amici - ne ora ne dopo le elezioni - ora e dopo chie­deranno:

a)        Immediata revisione dei profili professionali sulla base della realtà – e non delle compatibi­lità econo­miche.

b)       Inquadramento del perso­nale nei nuovi profili (con avanza­mento di carriera) a partire da coloro che hanno superato le procedure di riqualificazione.

c)        Coinvolgimento nel pro­cesso di tutto il restante personale

d)       Periodicizzazione di tale proce­dura al fine di garan­tire co­stanti avanzamenti di carriera

e)        Individuazione di fondi “fre­schi” da parte del Mini­stero del Tesoro, per ga­rantire i pas­saggi di livello che non devono es­sere pagati con soldi nostri.

 

E i contratti dei dirigenti?

Non potevamo chiudere questo nu­mero senza un breve cenno alla ver­gognosa questione degli stipendi.

A giorni – con lo stipendio di aprile, pochi giorni prima delle elezioni - arriveranno i nostri “aumenti”. Non facciamoci impressionare… ci sono gli arretrati da luglio 2000. I reali aumenti sono un elemosina, visto soprattutto che è da gennaio 2000 che non “vediamo una lira”. Nel frattempo gli stessi sindacati che, a fronte di un inflazione galop­pante, hanno ritenuto più che suffi­cienti questi aumenti (?!?) hanno sottoscritto un contratto per la di­rigenza che erogherà fino ad 80 milioni annui di aumenti… anche in questo caso ogni ulteriore com­mento ci pare superfluo.

 

CI SCUSIAMO CON COLORO CHE NON HANNO TROVATO SPAZIO. VI PUBBLICHE­REMO AL PIU’ PRESTO. CONTI­NUATE A SCRIVERCI.

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