Venerdì 22 marzo 2002

Il SACCO BUCATO n. 3/2002

SOMMARIO

1. Strategia della tensione
2. Le famiglie professionali, ovvero come dare solo a qualcuno il salario di professionalità

3. Uomini di paglia

4. Legge 312/80. I diritti di tutti

5. Decentramento Catasti. Prima (piccola) vittoria

6. Commissioni Tributarie. Un inizio di riflessi
one.
7. Dogane. Verso l'ignoto

8. Fondo di previdenza. Si avvicina la sua soppressione. Vogliamo chiarezza.
9. Riqualificazione. Fumata nera
10. Manifestazione del 23 marzo. Quali contenuti?

1. Strategia della tensione 

Ancora strade bagnate di sangue. Ancora un efferato delitto. Il terrorismo non è utile alla lotta di classe. Il terrorismo è contro la lotta di classe. 
Il conflitto, necessario per lo sviluppo della società e per il riconoscimento dei diritti dei più deboli, non è certo un conflitto armato. 
Chi lo sviluppa in questo modo è nemico dei lavoratori. La solidarietà nazionale stimolata dal terrorismo è utile a sconfiggerlo ma è anche il terreno su cui si 
fondano i compromessi storici, le cogestioni, il consociativismo, le concertazioni, le repressioni… ad ogni azione corrisponde una reazione. 
Il Ministro Maroni, con grettezza di linguaggio, a cui ci stiamo abituando, definisce “criminali”, in pratica, tutti i soggetti sociali extra-confederali 
chiedendo a CGIL-CISL-UIL una nuova alleanza delle istituzioni (come sempre autoreferenti) ad escludere il “movimento”. Chi è l’untore? 
Una reazione contro chi, come noi, ha sempre affermato, leggendo la realtà, che esistono interessi contrapposti in questa società e che si è assunto 
il compito di rappresentare, civilmente, pacificamente, dialetticamente, questa contrapposizione. Nessun’analisi, per quanto possa essere corretta, 
giustifica il terrorismo. Noi condanniamo la scelta terroristica e manifestiamo la nostra solidarietà e cordoglio alla famiglia di Marco Biagi.
Ma, chiunque sia veramente il mandante del delitto, sappia che noi non ci piegheremo, non ci lasceremo irretire nè dall’azione nè dalla reazione. 
Continueremo ad affermare il nostro diritto di critica, a dire le cose che sempre ci hanno caratterizzato, - e in cui crediamo - contro il liberismo, 
la competizione globale e la falsa democrazia e a favore della solidarietà e dell’equità. Per un mondo migliore.
Pietro Falanga

2. Le famiglie professionali, ovvero come dare solo a qualcuno il salario di professionalità

In alcuni uffici dell’Agenzia delle Entrate si sta effettuando un lavoro di preparazione ad una riforma dell’ordinamento professionale che inciderà profondamente sul nostro futuro lavorativo ed economico. Una società estera specializzata in questo tipo di attività, sta intervistando i nostri colleghi in base al tipo di attività lavorativa svolta, alle particolari difficoltà ed ambito di conoscenze richieste per ogni tipologia di lavoro prevista all’interno dell’ufficio unico delle entrate. Viene quindi intervistato un lavoratore addetto alle attività di front-office, uno di back-office, un verificatore, un accertatore, ecc.: si costruisce un identikit dall’attività professionale, prevedendo anche delle differenze nell’ambito dello stesso ruolo professionale; ad esempio per il verificatore tre gradini : junior, senior, ed export. Ad ogni famiglia professionale coinciderà il diritto ad una attribuzione di una voce di specifico salario (accessorio?), ed ad ogni scalino della famiglia professionale (junior, senior, ed expert) coinciderà uno specifico livello di attribuzione economica. Ossia un lavoratore di sesto livello (verificatore expert ) sommerà alla propria retribuzione di livello, la quota specifica di salario (accessorio? ) ”famiglia professionale verificatore”, più il terzo gradino “expert”; mentre  un settimo livello ( back-office  Junior ), sommerà al proprio livello retributivo la specifica quota attribuita alla famiglia back-office ed quella relativa al primo gradino Junior. Tale sistema potrebbe essere introdotto fotografando la realtà degli uffici ad una data X, ed introdotta già dal prossimo contratto. A questo punto vale la pena fare qualche considerazione: purtroppo già l’attuale fondo unico ci insegna che per la nostra amministrazione non tutti i lavoratori sono di uguale dignità, tant’è che solo alcune attività sono retribuite e , tra l’altro, in maniera differenziata (verifiche, sportello , ecc ). La strada segnata dal fondo unico viene così istituzionalizzata, i lavoratori non sono uguali fra di loro, ed è evidente che creare delle differenze (senza neanche più dare spazio ad una contrattazione locale  per cercare un qualche riequilibrio ) creerà una maggiore separazione  tra i lavoratori stessi. Il lavoratore oggi viene impiegato in una determinata attività lavorativa in maniera abbastanza casuale, ma se entra in vigore questo sistema di ordinamento professionale , è evidente che essere collocato in un posto piuttosto che in altro determinerà dei vantaggi economici permanenti nelle tasche del singolo lavoratore attribuendogli una collocazione in una famiglia professionale piuttosto che in altra; inoltre poter spendere un determinato curriculum (ad esempio aver effettuato verifiche a società con un fatturato superiore a 50 miliardi, od avere effettuato un determinato numero di verifiche) permetterà l’attribuzione di uno scalino economico di partenza piuttosto che un altro. Qualsiasi possibilità di transitare da una famiglia professionale ad un’altra dovrà tener conto delle disponibilità in organico di posti per quella famiglia; e chiaramente un qualsiasi concorso per un passaggio orizzontale di ruolo professionale  sarà influenzato dallo specifico bagaglio di conoscenze richiesto (pensiamo al diverso livello di difficoltà per un lavoratore di transitare nella famiglia professionale “verificatore” – che immaginiamo la più pagata – per chi ha svolto per anni un lavoro di altro ambito). Immaginiamo che ci sarà qualche sigla sindacale che difenderà questa ipotesi di nuovo ordinamento professionale per le incredibili opportunità offerte ai lavoratori (non a tutti e non nella stessa misura).  Noi pensiamo che a tutti i lavoratori bisogna dare pari opportunità di carriera, e pertanto per la tutela di tutti i dipendenti, pretendiamo chiarezza da parte dell’Amministrazione da subito su questa riforma professionale, e pretendiamo garanzia che tutti i lavoratori abbiano il massimo delle opportunità economiche e professionali previste , garantendo loro anche la possibilità di ruotare su quegli incarichi che saranno premiati da quello che potrebbe diventare il futuro ordinamento professionale.

3. Uomini di paglia

Abbiamo avuto, diversi giorni fa, un incontro con il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Raffaele Ferrara. Un incontro poco importante, che il nuovo Direttore ha voluto solo per conoscere i sindacati che ha incontrato separatamente. Un incontro cordiale, ma da cui non è emerso nulla di nuovo, per cui, non avevamo prodotto alcun comunicato immediato a riguardo. E’ però il caso di sottolineare una caratteristica importante che in tale incontro è emersa. Caratteristica che conferma la nostra avversione alle Agenzie Fiscali. Quando abbiamo sondato il terreno per capire quanta autonomia di contrattazione avevano le neonate Agenzie, ci è stato risposto che era ampio, ma all’interno dei vincoli imposti dalle convenzioni con il ministero e dalle logiche gestionali… autonomia in pratica nulla sulle questioni realmente importanti. Questo è quello che temevamo, quello che contestavamo, quello che ribadiamo e che continuiamo a contestare. La netta separazione tra gestione politica (ministero) e gestione manageriale (agenzia) fa si che il ruolo sindacale (e quindi i risultati che si possono ottenere con l’esercizio di tale ruolo) viene svuotato di tutte le caratteristiche politiche divenendo un ruolo notarile. In poche parole. Il ministero e l’agenzia stringono una convenzione, su cui nessuno, in pratica, può intervenire. Elementi chiave della convenzione sono gli obiettivi e le missioni e, ovviamente, i soldi che il ministero da all’agenzia per perseguirli. Dopo ciò, quello che resta fare agli “uomini di pezza” è gestire al meglio quanto viene “gentilmente” concesso. Un ruolo inutile, che noi paventavamo, che sposta la concertazione al livello più infimo e che consente al governo di affermare che è morta. Logica conseguenza di politiche sindacali dannose per lavoratrici e lavoratori. Noi eravamo contro prima e siamo contro adesso. Rilanceremo sul piano del confronto con la parte politica del ministero (Tremonti & Co.) da cui pretenderemo risposte certe e precise.

4. Legge 312/80. I diritti di tutti.

Per aprire i cordoni della borsa di Tremonti abbiamo organizzato una raccolta di firme volta ad ottenere gli adeguati stanziamenti per pagare, sulla base della sentenza della Corte Costituzionale 136/2001, interessi economici e rivalutazione monetaria derivanti dall’applicazione della legge 312/80. Dopo due richieste di pagamento (a settembre e ottobre scorsi) siamo riusciti ad ottenere che il ministero cominci a pagare, almeno coloro che avevano formulato ricorso. Ma non è ancora abbastanza. Quelli derivanti dalla legge 312/80 sono, secondo la Corte Costituzionale, crediti retributivi, e come tali vanno riconosciuti a tutti coloro che possono vantarli (anche a coloro che non avevano proposto ricorso). Per questo con le firme raccolte (in una settimana oltre 2.000) ci presenteremo, attorno alla metà di aprile, dal Ministro Tremonti chiedendo di pagarci il dovuto. Contattateci per ricevere i moduli di raccolta firme. Inviateli rapidamente. Più firme avremo e più saremo “efficaci”. 

5. Decentramento Catasti. Prima (piccola) vittoria

Qual è l’unica organizzazione sindacale che afferma che le leggi non sono monoliti ma che possono essere modificate? Non temiamo smentite se diciamo che si tratta di noi. Noi che abbiamo recentemente varato una raccolta di firme contro i decreti legislativi 112/1998 e 300/1999. Le firme stanno arrivando, a tutti i sindacati, al ministro, all’agenzia, e qualcun’altro si accorge degli errori commessi. Oggi è stato discusso in senato l’Atto legislativo 776 (legge di semplificazione). Partito come emendamento, è stato presentato un ordine del giorno, accolto dal Governo come raccomandazione. La raccomandazione, che, va detto, non è affatto impegnativa per il Governo, contiene, a seguito delle motivazioni, il seguente enunciato :

“impegna il Governo: in ragione del fatto che l’Agenzia del territorio assicura l’esercizio delle funzioni catastali e l’erogazione del servizio agli utenti anche attraverso i decentramenti provinciali, a riconsiderare la normativa citata e adottare gli opportuni provvedimenti affinché le amministrazioni comunali non abbiano l’obbligo di svolgere le funzioni di cui all’articolo 66 del Decreto Legislativo n. 112 del 1998; impegna inoltre il Governo, anche ai fini di un ingente risparmio delle casse erariali, a limitare l’esplicazione delle funzioni catastali decentrate ai soli Uffici provinciali dell’Agenzia del territorio, e a potenziare ulteriormente la gestione del sistema informatico al fine di consentire un costante interscambio delle informazioni tra le banche dati del catasto centrale, quelle provinciali e gli utenti.”

Non significa nulla, per ora, se non che, come abbiamo sempre affermato, le lotte e l’interesse di lavoratrici e lavoratori, di cittadine e cittadini, possono scuotere il sistema. Continueremo, non più soli, ad affermare che il decreto legislativo 112/1998 è sbagliato e va modificato.

Sollecitiamo., quindi, i nostri delegati che non lo avessero ancora fatto, ad attivarsi immediatamente per la raccolta delle firme che vorremmo avere al più presto per poter con una forte iniziativa comune cercare di condizionare la stesura definitiva del testo di legge in discussione.

6. Commissioni Tributarie. Un inizio di riflessione

La legge finanziaria 2002 attribuisce alle Commissioni Tributarie competenze su “…tutte le controversie aventi ad oggetto i tributi di ogni genere e specie, compresi quelli regionali, provinciali e comunali e il contributo per il Servizio Sanitario Nazionale, nonché le sovrimposte e le addizionali, le sanzioni amministrative, comunque irrogate da uffici finanziari, gli interessi ed ogni altro accessorio”. Ci troveremo di fronte, quindi, ad un forte aumento di competenze delle segreterie delle Commissioni Tributarie ed ai lavoratori verrà richiesto un ulteriore grande sforzo senza poter avere alcuna certezza su quale sarà in futuro la destinazione delle funzioni e del personale delle Commissioni. I problemi in cui si dibattono i lavoratori delle Commissioni sono i più svariati: si va dall’arretrato delle Commissioni Regionali di Milano, Catanzaro, Napoli e Palermo e delle Commissioni Provinciali di Roma, Bologna, Cosenza, Bari, Napoli, Messina e Vicenza in cui è in corso un piano di recupero dell’arretrato, al rischio di mobilità per alcune commissioni in cui, al contrario il contenzioso è quasi inesistente. La difficoltà, quindi, è proprio quella di andare ad individuare alcuni punti comuni su cui basare una vertenza delle Commissioni.

Crediamo che alcune fondamentali ed irrinunciabili rivendicazioni siano:

-          Il riconoscimento delle mansioni svolte

-          La revisione dei profili professionali,

-          La formazione del personale,

-          La definizione di un organico del personale delle Commissioni Tributarie e la sua immediata riqualificazione, in vista di un eventuale passaggio di competenze e personale al Ministero della Giustizia

-          Contrattazione vincolante con l’Amministrazione sui carichi di lavoro.

Per quanto riguarda le mansioni, molto spesso il personale di livello B2, assegnato alle sezioni, assiste i collegi giudicanti nelle udienze, controfirma verbali e sentenze, riceve gli atti del processo, rilascia le copie delle sentenze, tutte attività che secondo l’art.35 del D.L.vo 545/92 sono di competenza della ex VI e VII qualifica funzionale.  Frequentemente, soprattutto nelle Commissioni Provinciali, i lavoratori delle Segreterie delle sezioni si trovano, nel caso che l’ufficio, o l’ente locale o il concessionario del servizio di riscossione, sia condannato al rimborso o al pagamento di somme, e la relativa sentenza sia passata in giudicato, a rilasciare copia della sentenza in forma esecutiva, atto incontestabilmente di rilevanza esterna in quanto si configura come un’intimazione a pagare la somma. E’ importante rilevare come queste funzioni siano quotidianamente e reiterativamente svolte da personale  appartenente a quattro livelli retributivi diversi (C2,C1,B3,B2). I lavoratori di livello A3 e B1 sono spesso addetti alla visura atti con conseguente rilascio di copie e controdeduzioni agli aventi diritto, compito che, oltre ad essere completamente fuori da ogni verifica sui carichi di lavoro, è di competenza di  un profilo professionale superiore. Risulta evidente, quindi, come i lavoratori di area A e B delle Commissioni Tributarie svolgano quotidianamente mansioni superiori a quelle attribuite al proprio profilo, e quanto sia anche necessaria un’immediata revisione dei profili professionali sulla base delle professionalità esistenti in un ufficio giudiziario. Nell’ambito di questa generale revisione dobbiamo rivendicare corsi di formazione riqualificativa sul contenzioso tributario da svolgersi durante l’orario di lavoro per il personale di area A, che da anni svolge mansioni molto diverse da quelle per cui è pagato, e per il personale di area B, che, nonostante anni di assistenza ai collegi giudicanti in udienza, non si è mai visto riconoscere le mansioni superiori svolte. Naturalmente tutto il personale  di area A e B potrà partecipare a questa procedura che non dovrà essere sottoposta a percorsi concorsuali. Nello stesso tempo, poiché la formazione è un diritto del lavoratore, si dovranno prevedere corsi di aggiornamento per tutto il personale delle Commissioni Tributarie. Arriviamo alla nota dolente dei carichi di lavoro: se per alcune tipologie di lavoro, come il carico dei ricorsi, non è stato particolarmente difficile individuare e contrattare i carichi, altri sfuggono completamente ad una  verifica: in visura atti non si riesce assolutamente a stabilire un carico e la presenza del pubblico e degli uffici allo sportello (aperto anche il sabato con conseguenti turni particolarmente pesanti durante i periodi di ferie soprattutto nelle Commissioni più piccole) è direttamente proporzionale al numero di cartelle esattoriali notificate ai contribuenti. Ma la vera difficoltà la troviamo quando andiamo a discutere i carichi di lavoro per i segretari di sezione. E’ assolutamente necessario che si stabilisca un tetto massimo di ricorsi da porre in udienza, ma è particolarmente difficile farlo rispettare anche in presenza di accordo con la direzione; questo avviene perché il segretario di sezione è una figura professionale particolare che si trova a dover organizzare il proprio lavoro e risponderne essenzialmente al Presidente del collegio giudicante. E’ evidente, quindi, come questo lavoratore tenda ad essere isolato ed abbia difficoltà ad imporre i propri diritti, dovendo per questi combattere da solo avendo come controparte un collegio di giudici tributari.  

7. Dogane. Verso l’ignoto... 

Per quanto riguarda le Dogane, il processo di trasformazione in Agenzia ha lavorato sottoterra, e forse, per questa ragione, lavoratrici e lavoratori hanno fino ad ora , dormito sonni tranquilli, cullandosi nel vecchio principio che le dogane fossero effettivamente qualche cosa di diverso dal resto dei finanziari. Questo sta finendo. In Piemonte e Val d’Aosta, l’Agenzia ha deciso di sperimentare il nuovo assetto, cominciando dal modificare i vertici locali e fissando l’obiettivo di costituire gli UFFICI UNICI di cui due, Biella e Vercelli, sono uffici pilota sul territorio nazionale. Ecco che sorge il primo problema. Negli uffici unici sono necessarie le competenze del personale della dogana e di quello dell’UTF presente al massimo, solo nei capoluoghi di provincia (come accaduto alle Entrate per il personale IVA). Inoltre gli uffici unici ampliano le loro competenze a dismisura. Ad esempio, l’Ufficio Unico di Vercelli, nato dalle ceneri di due piccole sezioni doganali abituate a sdoganare solo riso, di colpo deve costituirsi secondo un organigramma da circoscrizione, con aree e personale abilitato a svolgere tutte quelle incombenze proprie di una circoscrizione, operazioni sconosciute al personale in carico e che comunque, dato il numero esiguo non potrebbe svolgere. L’amministrazione, film già visto, tampona le emergenze usando il personale, e quindi, ha inviato in missione (e quindi non suscettibile di informativa alle Organizzazioni Sindacali) a Biella, dall’oggi al domani, due impiegati della dogana di Novara e due della dogana di Aosta. E così il personale ha avuto la sua brusca sveglia. Il segnale dell’Amministrazione è chiaro: se questi Uffici devono funzionare, lo faranno solo grazie al sacrificio di qualcuno di loro. A Novara è stato proclamato lo stato di agitazione, per la mancata informazione preventiva e, su sollecitazione di tutte le OO.SS., la Direzione Regionale ha convocato un tavolo di trattativa per trovare un accordo sulla mobilità del personale. L’amministrazione a quel punto, ha presentato la sua necessità di personale per Biella e Vercelli, di vari livelli e vari profili, delle dogane e U.T.F. La situazione è complessa e molto pericolosa per lavoratrici e lavoratori. E’ chiaro, infatti, che ci sono alcuni soggetti sindacali che hanno voluto ed appoggiato la riforma, ed altri (RdB) che sempre l’hanno osteggiata, paventando proprio gli effetti che oggi emergono. E’ probabile, che al di là delle posizioni formali che i diversi sindacati assumeranno, i primi finiranno col cedere per non contraddire la loro scelta generale, e si limiteranno a “limitare i danni”. Le RdB, dal canto loro, con coerenza, nella situazione piemontese si sono opposte a qualunque iniziativa di mobilità. Abbiamo chiesto che ci vengano forniti i carichi di lavoro e gli obiettivi assegnati a questi uffici, per poter valutare se il numero di persone richieste sia legittimo. Puntiamo ad evidenziare che la carenza di personale, che dalle piante organiche del 1997 era gia superiore al 30% e che oggi supera il 45%, non consente di pensare ad una mobilità interna ma deve necessariamente aprire la possibilità di assunzioni dall’esterno e ad una mobilità inter agenzie. Enormi sono gli squilibri che si vengono a creare sia nelle strutture che vengono private di personale sia nei nuovi Uffici, dove non sempre il personale è all’altezza di operare dall’oggi al domani, su settori non di propria competenza (Dogana o UTF). Come tutte le volte che si scende nel concreto, comunque,   l’amministrazione non è stata in grado di fornire il reale obiettivo di questi due uffici per il 2002 né tanto meno i carichi di lavoro. La questione si aggrava poi se si pensa che, a fine anno, dovrebbe partire un altro ufficio unico ad ASTI mentre, nel 2003, partiranno i due Uffici unici di TORINO. E poi… tutta l’ITALIA. E’ giunta l’ora di organizzarsi veramente con chi questo processo lo ha sempre combattuto.

8. Fondo di previdenza. Si avvicina la sua soppressione. Vogliamo chiarezza.

In molte situazioni lo abbiamo affermato. I conti sono facili. Ognuno di noi ha dentro il fondo di previdenza circa 650 
euro per ogni anno di servizio prestato. Una cifra enorme. Che, quando ci sarà l’effettivo passaggio giuridico alle 
Agenzie Fiscali (ad oggi siamo ancora dipendenti del Ministero in distacco presso le Agenzie), cambierà natura. 
Non è automatico che ritorni in nostro possesso. 

Quasi due anni fa abbiamo svelato una trama di utilizzo di tali fondi 
per pagare mobilità, assegni di buonuscita, assunzioni di personale precario e quant’altro... ricordate, lo avevamo chiamato il “documento fantasma”. 
La questione è tutt’altro che risolta. Sono state formulate, ad esempio, proposte di utilizzo dei fondi per la costituzione di Fondi Pensione Integrativa 
(cavallo di battaglia dei sindacati concertativi dopo che hanno contribuito a smantellare la pensione pubblica). 
Al momento, ogni deriva è stata da noi arginata, sia attraverso la pubblicità di tali proposte, che hanno trovato l’opposizione del personale 
– imponendo il temporaneo dietro-front ai sindacati proponenti, troppo spesso abituati a costruire nell’ombra e a propinare, a lavoratrici e lavoratori,
 il prodotto finito - e poi, attraverso una riuscita raccolta di firme, a supporto della nostra proposta di liquidazione del fondo agli aventi diritto. 
Ora stiamo cercando di ottenere un incontro in cui si faccia chiarezza sulla questione. 


Ricordiamo a tutti che la nostra proposta è quella di una liquidazione del fondo a lavoratrici e lavoratori, sulla base di 
quanto maturato (anni di servizio). Dopo di che, ogni singolo dipendente potrà fare dei soldi ricevuti ciò che gli pare.

9. Riqualificazione. Fumata nera.



Qualche giorno fa si era sparsa la voce del pronunciamento della Corte Costituzionale rispetto alla questione riqualificazione, che, come tutti sappiamo,
 è sub judice. Pare che l’udienza del 12 marzo non abbia condotto ad una pronuncia in materia. Certo è che rimangono tutte le contraddizioni dei 
contratti provvisori, e del fatto che nessuno tra coloro che hanno avuto, seppur provvisoriamente, il nuovo inquadramento, ha cambiato lavoro. 
Delle due l’una: o prima svolgevamo mansioni superiori, o adesso veniamo sottoutilizzati.

10. Manifestazione del 23 marzo. Quali contenuti?

Da molte parti ci hanno chiesto di esplicitare la posizione delle RdB, riguardo alla manifestazione della CGIL del 23 marzo. Crediamo che proprio in questa definizione ci sia il senso della nostra posizione. Si tratta, come continuamente sottolinea lo stesso Cofferati, della manifestazione della CGIL, a cui, sono parole sue, “potranno partecipare tutti coloro, anche non iscritti, che sono d’accordo con le posizioni della CGIL”.

E le posizioni CGIL, sono oggi, le condivisibili difesa dell’articolo 18 (anche se le RdB ne chiedono l’estensione) e lotta al terrorismo, ma parimenti, il rilancio del modello sindacale della concertazione, l’accettazione di tutte le forme possibili di flessibilità del lavoro, la logica di co-gestione dei processi di smantellamento e privatizzazione del pubblico impiego (vedi accordo 5 febbraio 2002), la rinuncia a salari europei in cambio di un sempre più ipotetico sviluppo, la trasformazione (soppressione) del sistema pensionistico pubblico, e quanto altro in questi anni abbiamo combattuto.

E’ chiaro quindi che chi sarà in piazza, in una manifestazione organizzata da chi la riempie di questi contenuti, viene classificato come d’accordo con essi. Lo afferma, come visto, lo stesso Cofferati che ha dichiarato che nessuno che sia in dissenso con la piattaforma complessiva della CGIL potrà parlare dal palco. Al di là dell’emozione del momento, senz’altro forte, è nostra responsabilità tenere presente che lotta al terrorismo e la difesa dell’articolo 18 sono contingenze, per quanto importanti, e su cui certo non siamo stati in silenzio, ma che la concertazione ed il modello di gestione del mercato del lavoro o delle pensioni, sono strutturali.

L’operazione che viene svolta è quella di aggregare sulle giustissime contingenze, per poi utilizzare il consenso ottenuto sulle questioni strutturali.

Sia chiaro, non poniamo un problema etico, di metodo. Saremmo ipocriti e stupidi. E’ sui contenuti complessivi che non siamo d’accordo. Se poi leggiamo sull’Espresso, Pansa che, parlando di Cofferati, dice - seriamente - “gigante, pensaci tu”, oppure che, attorno al dimissionando leader della CGIL - che, come il Giulio Cesare dell’omonima tragedia di Shakespeare, si schernisce ogni qual volta gli venga offerta la corona imperiale - si ricostruisce l’opposizione oggi inesistente al Governo Berlusconi possiamo o meno trovarci d’accordo, probabilmente a seconda della nostra collocazione di “parte”. Ma ci chiediamo: questo cosa c’entra con il sindacato?

Per tutto questo, pur nel rispetto delle scelte individuali, l’organizzazione RdB non sarà in piazza il 23 marzo e continuerà, sui contenuti, e dialetticamente, a costruire il suo percorso di lotta.