DOGANE: ACCORDO SULLA FORMAZIONE 2003

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E' con delusione che ci troviamo a commentare l'accordo sulla formazione, completo di Piano 2003 e linee strategiche 2003-2005. 

Ci sembra essere poco innovativo, poco chiaro nell'indicare obiettivi e finalità, poco rispondente alle esigenze del personale. Vi illustriamo le priorità: 

  • Alfabetizzazione informatica per i dipendenti di area A e B.

  • Inglese elementare per gli addetti ai servizi di anticamera delle segreterie centrali.

I meccanografi sono già decenni che lavorano al computer e gli addetti ai servizi di anticamera rispondono al telefono da altrettanto tempo. Siamo ancora a questo punto? Ne prendiamo atto, ma questo non può che essere un inizio, una necessità contingente di formare qualcuno a fare qualcosa che già sta facendo.  

Ma poi? Imparato l'ABC dei computers e l'inglese a livello elementare come si sviluppano cultura e professionalità? 

C'è sviluppo se c'è un percorso formativo che prescinde da quello che si fa al momento. Che guarda a quello che ognuno potrà fare in un prossimo futuro secondo le proprie conoscenze e magari secondo le proprie attitudini.

Un percorso formativo che certifichi la professionalità acquisita è tanto più necessario se si considera che l'organizzazione attuale non riconosce quella acquisita con il lavoro svolto.

Tutto ciò riveste maggiore importanza in un momento di transizione in cui è la stessa Agenzia che, presentando alle OO.SS. il progetto "AIDA", dichiara che, quando andrà a pieno regime, si renderanno inutili alcune figure professionali rivestite dai livelli più bassi, che rischiano pertanto di rimanere fuori dal nuovo iter doganale se non coinvolti in un percorso che li riqualifichi.

  • Sarà possibile ricevere formazione permanente tramite l'e-learning.

Abbiamo capito che la tecnologia ha fatto passi da gigante, ma servirà a farli fare anche al personale in termini di professionalità, mansioni e, quindi, di retribuzione? Servirà a rilevare le potenzialità positive dei lavoratori? La tecnologia è un mezzo efficace, un’opportunità in più, che non ci deve far dimenticare che i contenuti e le finalità li dobbiamo indicare noi, altrimenti rimane fine a se stessa.

  • E' stata stipulata una convenzione con l'università di Roma III.

Interessante, anche se vorremmo sapere nel dettaglio i termini dell'accordo e in che modo al personale formato verrà riconosciuta la competenza acquisita.

Sarà possibile individuare con l'Università degli standards che, se raggiunti, consentano di poter inserire quelle competenze a pieno titolo nel proprio bagaglio culturale?

Ci spieghiamo meglio. Se frequento un corso alla Regione, mi viene riconosciuto da Università, Amministrazioni Pubbliche e Aziende, se lo stesso corso lo svolgo per l'Agenzia delle Dogane, ne prenderà i frutti solo lei, che si avvale del mio lavoro più qualificato, e a me non rimarrà, nella migliore delle ipotesi, che un punteggio e la speranza che mi aiuti a progredire di livello, speranza puntualmente disillusa per i più.

Questo è solo un esempio, ma è utile per comprendere in che direzione si sta muovendo l'Europa nel campo della formazione. Rilevazione del potenziale, modello e certificazione delle competenze, sono queste le linee guida che si cerca di seguire. Non senza difficoltà, qualche paese è più indietro, qualcuno (la Francia) ha già una legislazione in merito, ma non è questo il punto. Il punto è che in un piano triennale, che dovrebbe indicare obiettivi e finalità, non c'è nemmeno un enunciazione formale in questo senso. Non vogliamo miracoli, ma si dovrà pure iniziare a parlarne!

  •  Un ulteriore novità: l'affiancamento ai neoassunti si chiamerà “training on the job” !

 I corsi di inglese cominciano a dare i loro frutti!

E senz’altro vero che la Convenzione 2003 prevede un taglio al budget, ma è altrettanto vero che si poteva comunque fare di meglio.

Roma, 30 aprile 2003

p. R.d.B.- P.I.
Coordinamento Nazionale
Finanze e Agenzie Fiscali