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      Resoconto stenografico
       INDAGINE CONOSCITIVA
       Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato per l'economia e
      le finanze, Maria Teresa Armosino. 
       
      Seduta di martedì 10 giugno 2003
      
      PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LEO 
      
      La seduta comincia alle 11.45.
       (La Commissione approva il processo verbale della seduta
      precedente). 
       
      Seguito dell'audizione del sottosegretario di Stato per
      l'economia e le finanze, Maria Teresa Armosino. 
      
      PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine
      conoscitiva sullo stato di attuazione della riforma dell'Amministrazione
      finanziaria, il seguito dell'audizione del sottosegretario per l'economia
      e le finanze, onorevole Maria Teresa Armosino, svoltasi il 28 maggio
      scorso. 
      Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire prima della replica
      del sottosegretario. 
       GIORGIO BENVENUTO. L'onorevole Armosino ha puntualizzato - su nostra
      richiesta, ed a conclusione dell'indagine, su cui dovremo formulare una
      serie di osservazioni, nella proposta di documento finale - tutta una
      serie di questioni scaturite dall'indagine stessa, soprattutto nei pareri
      che avevamo espresso alla Commissione affari costituzionali ed alla
      Commissione bicamerale - cosiddetta «bicameralina» - sulle questioni
      della riforma amministrativa. 
      Riservandomi un intervento più ampio allorché esamineremo il documento
      finale, desidero sottolineare una serie di problemi. Dal sottosegretario
      Armosino abbiamo avuto una risposta - che ritengo importante - al quesito
      che era alla base anche dell'indagine amministrativa, relativo ai titolari
      delle interpretazioni. Condivido la risposta, così come è stata
      formulata, e la decisione intervenuta da parte del Governo riguardo al
      ruolo ed all'importanza delle Agenzie; esprimo, tuttavia, la
      preoccupazione che nel processo di unificazione intervenuto tra l'ex
      Ministero delle finanze e gli ex Ministeri del tesoro e del bilancio vi
      sia una predominanza dell'ex Ministero del tesoro rispetto alle finanze,
      per ciò che concerne la gestione. 
      Tale preoccupazione è rafforzata dalla constatazione che molte volte
      dalla formulazione dei testi di carattere legislativo derivano problemi,
      poiché su aspetti rilevanti della politica fiscale si registrano un
      apporto ed una competenza maggiori da parte dell'ex Ministero del tesoro,
      a livello non solo di apparato ministeriale, ma anche di responsabilità
      politica. Faccio un esempio concreto: nell'ultima legge finanziaria, tutta
      la parte relativa alle questioni di carattere fiscale era seguita solo dal
      sottosegretario Vegas. Sarebbe, invece, importante - anche come segnale
      politico -, sapendo quanto sia convulsa la discussione della legge
      finanziaria ed onde evitare problemi, che, nell'ambito dell'unificazione
      avvenuta, si esprimesse una maggiore competenza dell'ex Ministero delle
      finanze sulle materie di più stretta responsabilità delle Agenzie ed una
      maggiore e diretta responsabilità politica dei sottosegretari che seguono
      tali questioni. Ad ulteriore riprova di tale preoccupazione, le modifiche
      intervenute rafforzano un potere proprio dell'autorità politica. 
      Non ho ancora ben capito quale sia il senso, anche se il sottosegretario
      Armosino ha in parte fugato alcune perplessità, di quei comitati a
      livello territoriale che, all'atto della loro presentazione, sembrava
      rappresentassero - interpretando ciò che aveva detto il ministro - una
      specie di ritorno alle vecchie Intendenze di finanza. Ho notato che il
      sottosegretario Armosino interpreta tali comitati più in funzione di
      raccordo e di coordinamento. Dunque, la mia preoccupazione è che le
      Agenzie abbiano una loro autonomia, che non vi sia una prevaricazione
      dell'intervento di carattere politico e che sia salvaguardato un rapporto
      di tipo paritario tra gli ex Ministeri del tesoro e delle finanze. In
      altre parole, che si tratti di un'unificazione e non di un'»annessione»
      del Ministero delle finanze a quello del tesoro. 
      Ho condiviso la soluzione trovata per le Agenzie del demanio e del
      territorio ma sarebbe importante che l'onorevole Armosino entrasse in
      contatto con le organizzazioni sindacali, che esprimono enormi
      preoccupazioni per i problemi di carattere occupazionale: dal momento che
      sono state apportate molte modifiche senza un'azione di raccordo, è
      particolarmente importante che i sindacati siano tranquillizzati. 
      Vorremmo avere maggiori indicazioni e, nella riorganizzazione di tutto il
      settore, chiedere al Governo di intervenire per affrontare meglio il
      problema sollevato dalla Commissione di vigilanza sull'anagrafe tributaria
      (è stato presentato un documento di carattere unitario e sono state
      formulate delle proposte dal presidente e dai membri): visto che la
      relazione dell'onorevole Armosino reca delle indicazioni di massima,
      raccomanderei che la segnalazione della suddetta Commissione rientrasse
      nelle valutazioni di carattere generale. 
      Inoltre, non è stato affrontato il delicato problema della riscossione,
      su cui l'Agenzia delle entrate e l'autorità politica stanno lavorando. Si
      parla di diverse ipotesi: di una società interamente di proprietà
      dell'Agenzia delle entrate, di una società mista Agenzia e banche più
      due società di service per la parte informatica e, se non ricordo
      male, di un call center nell'ambito della gestione dei tributi
      locali. Pensiamo che la questione della riscossione debba essere risolta
      perché crea preoccupazioni, situazioni problematiche, e costituisce uno
      dei lati deboli dell'amministrazione finanziaria. Quindi, è importante
      che, completando il meccanismo, nel progetto si dia sicurezza e si
      utilizzi nel modo migliore la professionalità dell'Agenzia e dei
      lavoratori che operano nel settore. 
      Nell'informativa fornita dall'onorevole Armosino condivido la questione
      relativa al personale del contenzioso tributario perché mi sembra che la
      soluzione delineata - che, poi, è caldeggiata anche dai lavoratori e
      dalle organizzazioni che operano nel settore - sia quella giusta. Tale
      settore ha lavorato molto bene: il contenzioso tributario è profondamente
      diminuito e concordo che la responsabilità debba rimanere in capo al
      Ministero dell'economia e delle finanze perché non avrebbe senso
      estenderla ad altre realtà. È giusto che la terziarietà sia garantita
      ma, oggi, esiste una serie di iniziative da parte dei lavoratori e delle
      nuove competenze sul contenzioso dei tributi locali e, quindi, è
      importante completare il percorso in quella direzione. 
      Sui Monopoli di Stato non ho osservazioni di rilievo da fare, se non
      quella di trovare una soluzione ai problemi che riguardano altri suoi
      aspetti piuttosto che la struttura del Ministero. Vorrei ricordare che
      nell'ambito delle soluzioni che verranno trovate per l'UNIRE è importante
      che nel comitato giochi non vengano assegnati poteri di veto al suo
      presidente per quanto riguarda le decisioni da adottare. 
      Insisteremo moltissimo sulla questione dello statuto del contribuente,
      rispetto al quale abbiamo avuto ed abbiamo una sensibilità comune, e
      sugli aspetti di esso che non hanno funzionato. Ritengo che, per quanto
      riguarda l'applicazione dello statuto del contribuente, l'amministrazione
      finanziaria e la stessa Guardia di finanza, nonostante il turbinio di
      disposizioni legislative, abbiano bene operato. Con l'eccezione delle
      cartelle pazze - la cui responsabilità, tuttavia, non faceva capo
      all'Agenzia delle entrate -, credo che vada apprezzato il lavoro compiuto
      e l'importante miglioramento ottenuto. Ho visto l'ultimo efficace vademecum
      dell'Agenzia delle entrate e voglio dare atto che nonostante sullo statuto
      del contribuente inizialmente fossero sorti problemi: la Guardia di
      finanza e l'amministrazione finanziaria meritano un plauso per avere
      operato con grande efficacia anche nel rapporto con il contribuente. 
      Inoltre, penso che vada sottolineata la necessità di un maggior raccordo
      ed una maggiore valorizzazione della Guardia di finanza; condivido a tale
      proposito, le osservazioni svolte dal comandante generale della Guardia di
      finanza, che ha posto l'esigenza di evitare sovrapposizioni nello
      svolgimento della loro attività. 
      Ricorderete che, in occasione dell'azione volta all'emersione del lavoro
      nero e al suo contrasto, ci siamo trovati in una situazione imbarazzante,
      con la Guardia di finanza da un lato che ha svolto tutto il lavoro e,
      dall'altro, una conferenza stampa tenuta dai carabinieri distaccati presso
      il Ministero del welfare, i quali avevano praticamente «sovrapposto»
      le loro competenze a quelle della Guardia di finanza. Da questo punto di
      vista, bisognerebbe riconoscere che la Guardia di finanza ha delle
      responsabilità obiettive. In proposito, il Governo ha già fornite alcune
      precisazioni ma, comunque sia, è nostro dovere salvaguardare queste
      competenze ed evitare una sovrapposizione di compiti che finirebbero per
      ostacolare e rendere più farraginoso e difficile il lavoro della Guardia
      di finanza. 
      Condivido anche le osservazioni svolte dall'onorevole Armosino in merito
      al Secit perché quella proposta, che proveniva dal presidente Cirami, era
      contraddittoria ed anche errata da un punto di vista politico in quanto
      trasmetteva un segnale di «indebolimento» nell'azione di contrasto
      all'evasione fiscale e in relazione alle capacità del Secit (capacità
      che ritengo ottima non solo per quanto riguarda l'elaborazione di
      documenti e studi ma anche per il carattere ispettivo della sua funzione,
      svolta altrettanto bene). Quindi, condivido sia le prese di posizione
      dell'onorevole Armosino in Commissione, sia ciò che è contenuto nel
      documento. 
      Da ultimo, ci troviamo di fronte a due questioni. Da un lato, dobbiamo
      stabilire come dare più forza allo statuto del contribuente (ma vi è una
      parte, riguardante il legislatore che, certamente, non è risolvibile in
      quanto esiste un'inadempienza dal punto di vista politico, laddove le
      nostre posizioni divergono da quelle della maggioranza), dall'altro, vi è
      il problema consistente nell'utilizzare meglio le autorità garanti
      (infatti, seppure istituite da tempo, tranne alcune lodevoli eccezioni,
      queste ultime non riescono a funzionare). Come si può allora immaginare,
      sulla base di questa esperienza (ho notato che, opportunamente, nella
      legge finanziaria, il Governo ha prolungato di un anno la durata
      dell'incarico delle autorità garanti) di utilizzare meglio tali autorità,
      dotandole di maggiore autonomia ed operatività? Poiché rilevo che anche
      l'onorevole Armosino insiste sul fatto che non bisogna disperdere quel
      lavoro che valorizza il raccordo con il cittadino, per cui quest'ultimo
      vanta un rapporto costruttivo, non antagonista ma positivo con
      l'amministrazione, ritengo che sul problema delle autorità garanti
      bisognerebbe promuovere qualche iniziativa in termini di rafforzamento di
      tali istituti, poiché si tratta di esperienze che possono contribuire a
      rendere meno conflittuale il rapporto tra cittadino ed amministrazione.
       PRESIDENTE. Desidero aggiungere qualche osservazione sull'informativa
      fornita dal sottosegretario Armosino, che ritengo puntuale ed approfondita
      poiché in essa sono stati esaminati i vari snodi nevralgici
      dell'amministrazione finanziaria. 
      Sono d'accordo sulla soluzione data alla questione dell'interpretazione,
      anche alla luce dell'attuazione e della pratica operativa degli ultimi
      tempi. Senza meno, affidare l'interpretazione all'Agenzia delle entrate
      rappresenta la soluzione migliore anche perché, in quella sede, si
      concentrano professionalità che hanno dato buona prova e che quindi fanno
      ben sperare per il futuro. 
      Tuttavia, sempre a questo riguardo, ritengo opportuno creare un
      collegamento con il Dipartimento delle politiche fiscali. Se è vero che
      quest'ultimo svolge, soprattutto nella direzione della normativa e del
      contenzioso, un ruolo di formulazione dei disegni di legge, l'elaborazione
      della normativa di secondo livello (regolamenti, decreti e via dicendo),
      è altrettanto vero che tutta questa normativa secondaria, poi, prelude
      all'interpretazione su quella parte che definirei più specificamente
      applicativa. 
      Quindi, a questo proposito, mantenendo ovviamente l'interpretazione in
      capo all'Agenzia delle entrate e alle altre agenzie, sarebbe opportuno
      creare un collegamento con il Dipartimento delle politiche fiscali, anche
      alla luce del fatto che molte delle professionalità che prima erano
      concentrate presso il Dipartimento delle entrate, si sono trasferite
      presso tale Dipartimento, conservando quindi una sorta di memoria storica
      di quanto è avvenuto. 
      Per quanto riguarda in particolare la finanziaria, sono d'accordo con la
      soluzione già prospettata dal collega Benvenuto, visto che, essendo la
      finanziaria composta da due parti (quella più squisitamente di spesa e
      quella relativa alle entrate), è necessariamente richiesta un'assistenza
      da parte del sottosegretario (potremmo poi definire le modalità di tale
      collaborazione), il quale segue specificamente il versante delle entrate,
      anche perché, proprio nel corso dell'ultima finanziaria, ci siamo trovati
      a dover affrontare questioni talmente delicate per le quali lo stesso
      sottosegretario Vegas, al quale riconosciamo la massima competenza ed
      esprimiamo grande apprezzamento, si è spesso trovato in difficoltà di
      fronte a questioni abbastanza complesse derivanti dall'applicazione della
      normativa tributaria. 
      Per quanto riguarda l'anagrafe tributaria, dovremmo cercare di realizzare
      un maggiore monitoraggio tra quella struttura che fa parte del
      Dipartimento delle politiche fiscali (mi pare che sia quella relativa
      all'analisi economica, attualmente diretta dal dottor Schiavo) e
      l'anagrafe tributaria. 
      Proprio ieri si è svolta una seduta dell'alta Commissione del federalismo
      fiscale, di cui faccio parte, ed ho potuto rilevare che i dati su cui è
      stata costruita la riforma dell'IRPEF, risalivano addirittura al 1998: qui
      c'è qualcosa che non funziona! 
      In altri termini, anche nel costruire una manovra economica di finanza
      pubblica, nell'effettuare interventi su questioni fiscali, il fatto che
      l'anagrafe tributaria possa fornire dei dati risalenti solo fino al 1998,
      lo ritengo abbastanza allarmante (anche solo al fine di procedere a
      proiezioni in vista di provvedimenti normativi più tarati). 
      Anche nei rapporti tra il Dipartimento delle politiche fiscali - Direzione
      analisi economica - e l'anagrafe tributaria - Sogei - un altro problema si
      pone con riferimento alle accise. Sappiamo infatti che il decreto
      legislativo n. 56 del 2000, che disciplina la cosiddetta compartecipazione
      degli enti locali ai tributi, prevede anche una compartecipazione all'accisa
      sulla benzina. 
      In realtà, mi risulta invece che, tra Dipartimento delle politiche
      fiscali e agenzia delle dogane, non si sappia ancora a quanto ammonti il
      gettito che proveniente dal pagamento alla pompa. Quindi, ci sono problemi
      di coordinamento tra questa struttura centrale e le articolazioni delle
      agenzie che vanno senza meno registrati meglio. 
      Per quanto riguarda, infine, la questione della riscossione, insieme con
      il collega Benvenuto e la collega Pistone abbiamo potuto riscontrare de
      visu che la situazione è abbastanza allarmante. Quindi, ben venga una
      soluzione, sia essa di accorpamento, sia di controllo di questa nuova
      società da parte dell'Agenzia delle entrate, in modo che si sappia
      chiaramente di chi è la responsabilità per le situazioni patologiche
      riscontrate o che vengono a verificarsi. 
      Anch'io mi associo a quanto già sostenuto dall'onorevole Benvenuto in
      merito all'ottimo lavoro svolto dalla Guardia di finanza, laddove essa ha
      incontrato delle difficoltà di rapporto con altre Forze di polizia. 
      Bisognerà esplicitare nel documento finale dell'indagine conoscitiva che
      i compiti della Guardia di finanza debbono essere salvaguardati, non fosse
      altro per la professionalità che ha maturato nel tempo: il personale è
      altamente qualificato in materia economica e finanziaria, possiede un know
      how notevole e, dunque, non mi sembra corretto disperderne in mille
      rivoli le competenze. 
      Infine, per quanto riguarda i garanti è necessario svolgere alcune
      riflessioni. Durante le indagini sui cosiddetti «avvisi pazzi» abbiamo
      riscontrato la presenza di alcune criticità. Bisognerà esaminare
      attentamente la composizione dell'organo e, forse, richiedere certe
      caratteristiche particolari, per fare in modo che il garante non sia
      semplicemente chi termina l'attività professionale negli organi
      giurisdizionali (una sorta di commodus discessus), ma svolga una
      funzione propositiva a favore dei contribuenti per affrontare le
      disfunzioni che si configurano nel comparto dell'amministrazione
      finanziaria. 
      Rivolgo nuovamente il mio apprezzamento per il documento elaborato dal
      sottosegretario Armosino: alcune riflessioni in esso contenute potranno
      essere trasfuse nel documento finale dell'indagine conoscitiva.
       GABRIELLA PISTONE. Vorrei sottolineare alcuni aspetti concernenti la
      riqualificazione dell'amministrazione finanziaria. Provo perplessità non
      tanto riguardo alle novità, quanto all'esigenza forzosa delle novità che
      non producono solo effetti positivi ma, a volte, maggiore confusione.
      Spesso, non è necessario promuovere le novità, ma semplicemente far
      rispettare le leggi che già esistono. Alcuni aspetti dell'amministrazione
      finanziaria possono aver mostrato patologie che devono essere curate,
      senza necessariamente creare allarmi o giudizi estremamente negativi, dai
      quali far discendere un capovolgimento totale della situazione. 
      Poiché i capitoli dei progetti di riforma delineano le grandi scelte
      strategiche, ma non approfondiscono i dettagli, sarà necessario
      comprenderne realmente le conseguenze dirette. Mi preoccupo sempre degli
      aspetti legati al capitale umano, che è necessario valorizzare
      maggiormente; spesso e volentieri si tenta, invece, di mortificare il
      personale addossandogli colpe che non ha, facendo ricadere su tutti
      l'inefficienza e l'inefficacia di alcune amministrazioni o di alcune linee
      di condotta. 
      Il presidente Leo ricordava i temi della riscossione, del catasto e della
      Guardia di finanza, che rappresentano tre settori di grande eccellenza:
      questo deve essere riconosciuto e sottolineato. Infatti, quando ci
      rechiamo a visitare le varie scuole della Guardia di finanza, non facciamo
      altro che sottolineare l'alto livello professionale che viene registrato
      in questi centri. Non possiamo mortificare in nessun modo punte di
      eccellenza che la Guardia di finanza ha conquistato attraverso una
      selezione molto qualificata degli addetti. Nei settori della riscossione e
      del catasto viene impiegato personale che ha acquisito una tale
      professionalità e competenza che è difficilissimo sostituire con altre
      formule. Ritengo necessario verificare molti aspetti, alla luce della
      fondamentale garanzia di salvaguardia e tutela del personale, la cui
      motivazione deve essere considerata al fine di attuare qualsiasi riforma.
      Ho ricevuto telefonate e lettere da parte dei lavoratori, che vogliono
      conoscere il loro futuro e non sentirsi estranei all'amministrazione dello
      Stato, fatto che è funzionale al buon raggiungimento dei risultati. 
      Questo è fondamentale. Se lo si vorrà attuare - lo farà
      l'amministrazione finanziaria, nella sua complessità - si presterà un
      buon servizio allo Stato, proprio perché ritengo che vi sia la necessità
      di riacquisire, elemento che si è un po' - o un po' troppo - smarrito, il
      legame tra cittadino e Stato, inteso quest'ultimo come amministrazione nel
      suo complesso. D'altronde, sono stati a volte presi provvedimenti non
      certamente in linea con un adeguato coinvolgimento del personale. Ciò che
      chiedo è anche - tengo a sottolinearlo - di tener presente l'assoluta
      esigenza di coinvolgere sempre le parti sociali all'interno di qualsiasi
      tipo di trasformazione in atto. È fondamentale. Si tratta di un problema
      di valorizzazione - ripeto - di tutto il personale, che giudico
      assolutamente propedeutico a qualunque tipo di trasformazione cui si
      voglia giungere, nell'amministrazione finanziaria e non solo.
       PRESIDENTE. Do ora la parola al sottosegretario per la replica. 
      MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le
      finanze. Voglio fare un'osservazione sull'aspetto che è stato messo
      in rilievo e che riguarda essenzialmente l'Agenzia del territorio. Conosco
      bene le preoccupazioni che sono sorte in merito, da parte dei dipendenti
      dell'Agenzia stessa: si tratta, infatti, della problematica centrale.
      L'Agenzia suddetta occupa molte migliaia di lavoratori socialmente utili.
      In applicazione della legge Bassanini sulla riforma del catasto, 4.500
      dipendenti debbono essere trasferiti comunque. Conosco, altresì, le
      lamentazioni - che provengono (non da ultimo) da parte dell'ANCI - in
      merito al presunto rallentamento del processo di decentramento. Appena ci
      è stata resa nota la relazione predisposta nella «bicameralina» in
      ordine alle riforme, che ci invita a trasformare sia il demanio sia il
      territorio in enti pubblici economici, la mia risposta è stata di non
      voler disattendere alle indicazioni che vengono dal Parlamento, ma tali
      trasformazioni saranno operate con i tempi che saranno necessari. Ho
      immediatamente aggiunto - mi riferivo, evidentemente, al territorio; il
      problema non si pone in relazione all'Agenzia del demanio - di prestare
      attenzione, in primo luogo, alle persone. Lo ribadisco, e lo confermo così
      come l'ho detto: gli esseri umani, i lavoratori non sono pacchi postali.
      Ciò involge due ordini di problemi. Non parlo dell'»assicurazione» del
      posto, che non è tipica della nostra cultura, ma della garanzia del
      lavoro. Tale garanzia va esaminata, in conformità di molte affermazioni
      svolte - sulle quali personalmente mi trovo d'accordo -, e sul fatto che
      proprio la coincidenza ed il trasferimento di funzioni catastali hanno
      posto il problema di 4.900 persone che dovremmo, in applicazione della
      Bassanini, trasferire in ragione del 2,8 e del 9,3 per cento. Dovremmo,
      cioè, trasferire, in relazione ad aggregazioni ed a numeri di utenza, una
      determinata percentuale di personale. Quella della Bassanini è una
      riforma che inerisce al catasto ma crea la problematica del personale e
      che non ha visto tutti gli enti locali aderire. Molti di questi ultimi,
      infatti, non sono stati in grado di richiedere tale trasferimento di
      personale. Altri lo hanno fatto; ciò è del tutto ammissibile, perché si
      tratta dell'applicazione dei principi di federalismo e di sussidiarietà;
      vi sarebbe, in merito, l'unione di un determinato numero di comuni, e non
      il far capo ad una provincia. 
      Detta riforma ci lascia, poi, in una situazione che non determina nessun
      risparmio, né in termini di efficienza, né in termini di costi: vi è,
      infatti, una struttura centrale che bisogna tenere in piedi al 50 per
      cento a cui se ne aggiungono altre che - legittimamente e giustamente, dal
      mio punto di vista - chiedono oltre al trasferimento delle competenze
      anche quello delle risorse. Bisogna pertanto valutare quali benefici ne
      conseguano. Si tratta di un problema da risolvere. Si sta effettuando un
      decentramento, e siamo gli unici in Europa - non voglio dire nel mondo,
      perché la mia capacità di ricerca non è stata tale - che non uniformano
      ancora conservatoria e catasto, per cui si ha una duplicazione della
      pubblicità immobiliare (oltre, naturalmente, a quella rappresentata
      dall'atto notarile e dall'atto dell'ufficiale rogante). Vi sono, dunque,
      dei passaggi che richiederebbero di ragionare, sotto il profilo pratico,
      riguardo all'applicazione di tali disposizioni. 
      Non nascondo la mia difficoltà. Ho cercato di parlare con tutti coloro
      che me lo hanno chiesto, dalle associazioni dei comuni, alle parti
      sindacali, eccetera. Se, oggi, tuttavia, mi trovo di fronte ad una
      posizione - eventuale - dell'ANCI, che mi potrebbe rimproverare ritardi
      nei trasferimenti, dovrò affrontare la questione con i comuni. È questa
      la norma che dobbiamo applicare. Ribadisco, comunque, che mantengo ferma,
      avendo la delega su tale materia, la mia fortissima convinzione di
      garantire l'occupazione alle persone ed il mio impegno a farmi carico di
      tale problematica, che anch'io ritengo essere la conditio sine
      qua non per la prosecuzione. 
      GABRIELLA PISTONE. Mi fa piacere che ciò sia ribadito. 
      PRESIDENTE. Ringrazio il sottosegretario Armosino per il contributo
      offerto alla nostra indagine conoscitiva e dichiaro conclusa l'audizione. 
      La seduta termina alle 12.35.
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