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| Potremmo
      scrivere che "piccoli dittatori sono cresciuti" e che avevamo
      ragione ad alzare un grido d'allarme sulla pericolosa deriva che il
      Direttore stava allegramente imboccando. Potremmo scrivere che i
      provvedimenti disciplinari ultimamente elevati in occasione di una pausa
      caffè per la quale non si è timbrato il cartellino sono anche il frutto
      di quella deriva, del gigantismo che produce anche altri effetti dannosi e
      offensivi (vedi accordo sul FUA 2002). Ma
      dobbiamo ammettere con rammarico che nel denunciare le male pratiche della
      Direzione di Viterbo, avevamo individuato solo metà del problema. Un
      vassallo non esiste senza valvassore, un cavaliere non è niente se ha il
      cimiero ma non il servitore, un re è nudo senza la sua plaudente folla di
      sudditi. A Viterbo di sudditi purtroppo ce ne sono. Ci sono quelli che
      suggeriscono a mezza voce di non partecipare ad un'assemblea, ci sono
      quelli che invitano a non firmare una lettera di protesta o di solidarietà,
      ci sono quelli che storcono il naso di fronte all’esercizio di un
      diritto forse lasciando intendere che l'esercizio di un diritto è assai
      più pericoloso, rivoluzionario e destabilizzante di una cortese e educata
      richiesta inoltrata a chi di dovere. Questi
      suggerimenti, che altrove e in altri tempi si chiamerebbero minacce sono
      elargiti con mezzi sorrisi, rivestiti di buona educazione. Sono gravi e
      pericolosi perché insistenti, quotidiani, espliciti e diretti a
      lavoratori e lavoratrici che altro non desiderano che vivere in un
      ambiente di lavoro sano e cristallino. Non possiamo sopportare oltre. E'
      nostro dovere offrire un punto di vista nuovo e una via d'uscita per
      tutti, incluse quelle organizzazioni sindacali che credono nella
      democrazia ma la esercitano firmando accordi ingiusti, lesivi delle
      aspettative economiche dei lavoratori, fondati su un assunto sbagliato (ci
      riferiamo alla CISL, tanto per non fare nomi); ci riferiamo anche al SALFI,
      che firma in retromarcia un accordo che speriamo abbia letto, motivando la
      firma con la necessità che i (poveri) lavoratori di Viterbo prendano
      subito i soldi! A questo punto siamo ridotti?   Sappiamo
      che a Viterbo in molti vogliono un clima nuovo, vogliono rialzare la
      testa, riappropriarsi di una dimensione lavorativa sana e serena,
      riprendere a discutere sulle questioni che determinano la quotidianità e
      che soddisfano il diritto ad una retribuzione onesta ed equa. Sappiamo che
      la gente è stufa dei provvedimenti disciplinari sulla pausa caffè; la
      nostra esperienza ci suggerisce che la multa sul caffè di oggi sarà la
      multa sulla toilette, domani. Basta così, perché così non si va da
      nessuna parte. Le
      proposte RdB: 1)     
      aprire subito un tavolo di confronto sull'orario di lavoro che
      prenda in considerazione elementi moderni come la flessibilità, le pause
      626, la banca del tempo (almeno le regole saranno nuove e fresche per
      tutti); 2)     
      ridiscutere l'accordo sul FUA 2002 per dare un segno di buona
      volontà e per riparare ai torti elargiti troppo frettolosamente. Possono essere
      questi i segni di una mutata volontà, di un definitivo e auspicabile
      passaggio dal Medioevo (dei diritti) al Rinascimento nell’Ufficio di
      Viterbo. Roma,
      19 luglio 2004                
                             
      RdB Agenzie Fiscali Lazio |