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Inflazione, contratti, gabbie salariali: gli italiani continuano a perdere quote di reddito
Come ti mangio lo stipendio
SIAMO (QUASI) TUTTI SULLA STESSA BARCA


Adesso c'è la prova provata che i lavoratori italiani, a qualsiasi categoria appartengano, vanno diventando sempre più poveri. O meglio, per dirla tecnicamente, che gli stipendi sono cresciuti meno dell'inflazione.

La differenza non è poca, si tratta di almeno un punto in meno, calcolando un aumento su salari e stipendi che l'Istat ha stimato a maggio in un più 1,7%, mentre l'inflazione, vale a dire l'aumento del costo della vita, o la diminuita capacità di acquisto, si è attestata a un più 2,7%. Non qualche decimale di punto, quindi, che Confindustria continua a dichiarare per comprimere le trattative a ogni contratto da rinnovare, ma una decurtazione piena di un punto, che rende sempre più difficile la vita di operai privati e impiegati pubblici, ma anche - e questa è una novità offerta dalla OD&M, una società di consulenza che gestisce via internet la più grande banca dati sulle retribuzioni degli italiani - di quadri e dirigenti di grandi e piccole aziende.

Comparati con i dati dell'Istat, i diversi andamenti delle curve retributive nel periodo 2001-2002 indicano che ai livelli alti le retribuzioni hanno perso fino al 3,2% del loro potere d'acquisto. Tutte le altre categorie sono andate molto peggio, con una perdita del 3,4% nel caso dei quadri, che passa a un violento 5% di perdita secca per gli operai e raggiunge addirittura il 7,1% per gli impiegati, i quali sembrano la categoria più penalizzata, addirittura con un peggioramento dell'ammontare medio degli stipendi, nel biennio, di un altro 1,9%.

Il dato più grave è quello misurato lungo l'intero triennio del Duemila, con una decurtazione che va dal 9% per le categorie impiegatizie fino al 7,5 in meno per operai e dirigenti. E con la previsione che il 2003 non potrà andare meglio. Continuando a procedere con lo stesso trend al ribasso, alla fine del 2003 i lavoratori potrebbero trovarsi ad aver perso, dall'inizio del terzo millennio, dal 10 al 12% del loro reddito.

Ma la OD&M dice qualcosa di più. Dice ad esempio che i più ben remunerati tra i lavoratori dipendenti sono (va da sé) i dirigenti bancari e i funzionari delle società finanziarie (le famose Sim o Srg) con una retribuzione media di 95.992 euro all'anno; mentre i peggio pagati sarebbero gli addetti ai fast food (i famigerati "cococo" di Mc Donalds o di Burghy) che in media hanno percepito un reddito annuo di 15.467 euro.

A queste differenze "di classe" si aggiungono, secondo il rapporto della OD&M, quelle "di genere", con un salto di stipendio medio tra dirigenti maschi e dirigenti femmine del 16%, tra impiegati e impiegate del 12,8, tra operai e operaie dell'8,6. Ci sono, infine, le differenze "di latitudine" (che trent'anni fa si chiamavano gabbie salariali) che parlano, a parità di mansione e di anzianità, di aziende del Sud che pagano meno del Nord, con dislivelli del 35,7% in meno, nel contratto dei metalmeccanici, tra una fabbrica della Lombardia e una della Sardegna.