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Perché per noi la “mobilitazione” continua

MOTIVI DI METODO

La “mobilitazione” è stata decisa da un’assemblea dei delegati di tutta la Liguria (evento unico in Italia) nata a seguito di loro sollecitazione. Le organizzazioni sindacali si sono, in tale sede, impegnate a garantire il loro appoggio politico/organizzativo a tale iniziativa. Avremmo ritenuto scorretto togliere il nostro appoggio senza che di ciò si fosse ampiamente discusso, nel merito, in analoga assemblea.

MOTIVI DI MERITO 

L’Assemblea del 9 luglio ha espresso forti preoccupazioni riguardo alla privatizzazione e lo smantellamento delle Agenzie. Con la “mobilitazione”, l’assemblea, voleva sensibilizzare, su tali tematiche, governo e organizzazioni sindacali, locali e nazionali, perché nel contratto, scaduto ormai da 20 mesi, ci fosse una chiara inversione di tendenza. Nulla di quanto accaduto negli ultimi giorni è interpretabile come segnale in tal senso. La direttiva sul contratto, presentata il 6 agosto all’ARAN, ad esempio, pare tracciare, in peggio, un contratto “fotocopia” di quello dei Ministeri, nei soldi e nei diritti. Sospendere la “mobilitazione” ci sarebbe parso quindi un segnale politico sbagliato, non coerente.

 

MOTIVI DI MERITO E METODO

L’Assemblea aveva fornito mandato alle organizzazioni sindacali locali, che si erano, allora, dette tutte disponibili, di individuare una “griglia” di azioni di protesta, che, oltre ad avere carattere di legalità, non obbligassero, come gli scioperi, il personale a rimetterci altri soldi, nonché di diffondere e coordinare tali azioni di protesta.  E’ stata quindi varata un’iniziativa che, in un certo senso è improprio definire “mobilitazione” visto che, come individuata ed organizzata, vede il personale applicare norme e contratti, fare il proprio diritto/dovere, limitandosi a dichiararsi indisponibile a coprire mancanze su cui l’amministrazione, negli anni, non ha investito confidando sulla sua incondizionata collaborazione. Ogni forzatura e pressione della dirigenza su tali scelte è, infatti, violazione delle leggi e del contratto e come tale sarebbe perseguibile, a prescindere dalla dichiarazione di “mobilitazione”. 

Il diritto al rispetto del contratto non ha bisogno di copertura sindacale. La “copertura sindacale”, in questo contesto, diviene, semplicemente, un rafforzativo del ruolo sindacale ordinario, un impegno formale da parte delle organizzazioni sindacali verso i dipendenti (ed un monito verso i dirigenti) ad intervenire immediatamente, in caso di forzature e pressioni sui singoli.

Per questo dire che la “mobilitazione” si sospende, nel nostro caso,
è come dire che i dipendenti che non hanno diritto ai loro diritti.

Atto politicamente grave. Ancor più grave, se la sospensione, come avvenuto, non viene spiegata con un chiaro e tempestivo comunicato ai dipendenti, ma si segnala immediatamente ai dirigenti a cui, di fatto, si delega l’onere di “informare” i dipendenti del nuovo stato di cose (sic!). Così si frustrano le iniziative di lavoratrici e lavoratori minando la loro, già scarsa, fiducia nelle “istituzioni sindacali”.

 Pur ritenendo l’unitarietà un valore da perseguire, in questo caso, non abbiamo potuto, quindi, che prendere atto della nostra diversità e dissociarci da chi ritiene che la “mobilitazione” debba essere sospesa.

Continuiamo a tener fede al nostro impegno, garantendo la nostra copertura, il nostro intervento, ai colleghi che volessero, continuando la “mobilitazione”, continuare ad esprimere i propri diritti.

Genova, 11 agosto 2003

Coordinamento Regionale Liguria RdB/CUB PI Finanze e Agenzie Fiscali