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Nuovo assetto organizzativo del Catasto: lo smantellamento dello stato sociale procede speditamente. 

            Anche in Sicilia, terra di celebri quanto ineffabili ”gattopardi”, l’Agenzia del Territorio modifica il proprio assetto organizzativo in analogia a quanto avviene presso le altre agenzie. L’operazione di restyling coinvolge, per il momento la Direzione Compartimentale, la quale d’ora innanzi si chiamerà Direzione Regionale, ma presto si estenderà nelle nove provincie dell’isola. In realtà non c’è nulla di nuovo sotto il sole: tutto cambia affinchè nulla cambi (do you remember gli Uffici Unici?)

            Il 19 febbraio è stata allestita l’ennesima liturgia. A Palermo si sono riuniti il direttore compartimentale dell’agenzia, un discreto numero di suoi collaboratori e le rappresentanze dei lavoratori. Dopo aver ricevuto l’informazione, sulla materia si è convenuto di attivare un tavolo di confronto al fine di .... bla, bla, bla.

            Dietro la fumosità delle formalità di rito, chiediamoci piuttosto cosa sta accadendo. E’ in corso uno smantellamento della pubblica amministrazione. Questa è la direzione di marcia, a prescindere se al governo ci sta una pseudo-sinistra ovvero una pseudo-destra. La esternalizzazione dei servizi e la privatizzazione di importanti settori della p.a., nonchè la precarizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti, sono tutte vicende che con sempre maggior virulenza iniziano a dispiegare i loro effetti nella concretezza del lavoro quotidiano. La riduzione da 38 a 23 unità in organico alla Direzione dell’Agenzia del Territorio a Palermo ne è un segno fin troppo evidente. E dimostra, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, tutta l’insanità di concertate scelte (cioè avallate dai vertici sindacali) già avvenute a Roma e che le sedi periferiche devono in qualche maniera gestire. Quello che vogliamo dire è che il vaso di Pandora è stato scoperchiato e si ha un bel daffare a Palermo come a Sondrio nel tentativo di minimizzare i danni del travolgente vortice originatosi. L’uragano si chiama esubero di personale e possiede un indubbio corollario che prende il nome di mobilità. Volontaria, coatta, provinciale, regionale, concertata, contrattata, e via discorrendo, sempre di mobilità si tratta. Una patata bollente buttata tra le mani dei responsabili regionali dell’amministrazione e del sindacato.  Impresa titanica quella di far quadrare il cerchio di una produttività differentemente distribuita sul suolo nazionale ed inversamente proporzionale agli organici dei singoli uffici.

            A questo punto le segreterie provinciali e regionali si esibiscono in strabilianti piroette, corredate da avvitamenti concettuali. I distinguo, i “se” ed i “ma” infarciscono le dichiarazioni a verbale dei malcapitati, protesi nel tentativo di “adattare” le concertazioni romane alle legittime esigenze dei lavoratori. In primis la salvaguardia del posto di lavoro. Una sorte simile tocca ai dirigenti degli uffici: anche loro si affannano tra le contrapposte sponde di Scilla e Cariddi.

            Non è improbabile che un accordo alla fine lo riusciranno a rabberciare sulla pelle dei lavoratori. Sottoscriveranno un verbale di concertazione ove, tradotto dal “burocratese”, verrà collocato in mobilità il minor numero di unità produttive, “vacche da mungere”, lavoratori e lavoratrici che, sotto la minaccia della cassa integrazione (ce ne una pronta cui ricorrere per i pubblici dipendenti), verranno prima dichiarati in esubero e poi diversamente allocati, in buona sostanza trasferiti ad altra sede. Il mercato delle vacche che ne seguirà sarà l’abituale avvilente spettacolo di clientelismo e di padrinaggio politico. Ma le raccomandazioni potranno bastare per tutti?

            Seguiremo la vicenda con occhio critico-propositivo sin dalla prossima riunione. Sentiamo di avere la coscienza a posto: noi R.d.B. ci siamo sempre opposti alla deriva neoliberista ed abbiamo  posto in guardia tutti da uno smantellamento del welfare mascherato da ammodernamento dello Stato.  E contro l’atomizzazione del rapporto di lavoro (i contratti “ad personam” sono già una realtà) rivendichiamo un impegno collettivo e solidale. Ci appelliamo pertanto ai dipendenti: non cediamo alle lusinghe, tappiamoci le orecchie al canto delle sirene, acquisiamo consapevolezza e coraggio.

Passiamo dalla nostra parte

Catania 6 marzo 2003

p. il coord.to reg.le R.d.B. P.I. Salvo Coco