PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI: 

ATTO DI INDIRIZZO PER LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA NAZIONALE DEL PERSONALE NON DIRIGENTE DEL COMPARTO MINISTERI RELATIVA AL QUADRIENNIO 2002-2005 ED AL BIENNIO ECONOMICO 2002-2003.

IL COMMENTO DELLE RdB

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Il testo del documento

La piattaforma contrattuale delle RdB

Ieri, nella riunione di apertura della contrattazione per il rinnovo del CCNL comparto ministeri, il presidente dell’Aran, avv. Fantoni, e l’avv. Massella, del direttivo Aran, hanno illustrato la direttiva del governo, che per i ministeri rappresenta il comitato di settore, per il rinnovo del contratto.

Prima di parlare dei contenuti della direttiva è indispensabile sottolineare l’assoluta mancanza di riferimento ai processi di riforma in atto nel comparto ministeri e delle ripercussioni di questo assordante silenzio del governo su tutta l’impostazione della direttiva.

A partire dalle nuove funzioni che la riforma attribuisce ai “nuovi” ministeri che non trovano alcun riscontro nel riconoscimento ordinamentale della nuova e maggiore professionalità richiesta ai dipendenti perpetuando così quel fenomeno ormai ventennale del mansionismo. Per non parlare poi della sperequazione delle indennità di amministrazione che l’accorpamento dei ministeri ha provocato e che la direttiva volutamente e colpevolmente ignora.

Nel merito invece di “quello che c’è scritto”:

Questo è quanto. Nessun riferimento alla 14^ mensilità, men che meno ai salari europei, ai 20 anni di blocco delle carriere e il conseguente ricorso generalizzato al mansionismo per far fronte all’introduzione di nuove tecnologie e nuove modalità lavorative, perequazione dell’indennità di amministrazione ignorata e processi di riforma neanche presi in considerazione.

A questo, che è il programma del governo (scritto da Confindustria), dobbiamo contrapporre il programma che la RdB in questi anni, con coerenza, ha portato avanti e che, proprio perché rispecchia i reali interessi dei lavoratori, trova sempre più consensi e disponibilità verificabili dalla massiccia adesione alle iniziative da noi promosse.

Contro questa direttiva si sono schierate anche Cgil, Cisl e Uil ma su posizioni diametralmente opposte alle nostre; hanno criticato soltanto l’inadeguatezza del tasso di inflazione programmato rispetto a quella reale continuando, però, a rivendicare gli accordi sottoscritti a luglio 93 e a febbraio 2002.

Punti discriminanti, in questa fase in cui anche altre confederazioni si scoprono improvvisamente paladine dei lavoratori, sono il rifiuto della politica dei redditi frutto degli accordi del luglio 93, la lotta contro le privatizzazioni e lo smantellamento dello stato sociale, la battaglia contro ogni forma di precarizzazione del rapporto di lavoro.

 

Roma, 4 settembre 2002

La Direzione Nazionale